Le industrie petrolifere sono una fonte di reddito importante per i Paesi che possiedono giacimenti di greggio. Queste industrie esportano petrolio in diverse Nazioni del mondo, e poiché la maggior parte delle economie mondiali è ancora dipendente dai carburanti derivati dal petrolio, l’Oro Nero e i suoi derivati godono di buoni prezzi, portando cospicue entrate ai produttori e lavoro ai cittadini. Sfortunatamente, nelle loro esplorazioni e attività quotidiane, queste compagnie petrolifere hanno un impatto negativo sull’ambiente, specialmente dal rilascio di gas responsabili del riscaldamento globale e, in generale dei cambiamenti climatici.
Tuttavia, il petrolio è fondamentale per le industrie ed è estremamente vitale per mantenere e gestire la civiltà industriale come è oggi. Per avere un’idea, il mondo consuma 30 miliardi di barili di petrolio all’anno, con i Paesi sviluppati in testa.
Ma chi sono gli attori chiave nel settore petrolifero e quali aziende sono in grado di avere il maggiore effetto sui mercati internazionali?
Nella classifica qui sotto sono elencate le aziende petrolifere con il maggior fatturato nel 2018.
Sul gradino più alto del podio, con un fatturato annuo di $430 miliardi, vi è Sinopec, la compagnia petrolifera cinese di proprietà statale con sede a Pechino, la cui attività inizia con l’esplorazione e la produzione per poi passare alla raffinazione ed infine alla commercializzazione e distribuzione di petrolio e suoi derivati. La società ha notevolmente ampliato le proprie risorse esplorando e perforando i territori africani, fornendo alla Cina un importante punto d’appoggio nel continente. In effetti, le organizzazioni cinesi di petrolio e gas operano ora in oltre 20 paesi africani, con Sinopec che batte regolarmente i principali concorrenti occidentali di petrolio e gas per garantire redditizi blocchi di prospezione in acque profonde.
Al secondo posto si trova la Royal Dutch Shell, più comunemente nota come Shell, con un fatturato di $390 miliardi, che nel 2018 ha prodotto circa 600,2 milioni di barili di liquidi petroliferi e di gas. Shell è stata fondata nel 1907 e ha sede a L’Aia, nei Paesi Bassi e a Londra, nel Regno Unito. Shell è integrata verticalmente nell’industria petrolifera e del gas e fa parte dell’esplorazione, della produzione, della raffinazione e della generazione di energia, tra gli altri aspetti del settore.
Sul gradino più basso del podio si piazza Saudi Aramco, la compagnia petrolifera nazionale dell’Arabia Saudita, con un fatturato annuo di $355 miliardi. La storia di Aramco risale al 1933, quando fu firmato un accordo di concessione petrolifera tra l’Arabia Saudita e la Standard Oil Company. Nel corso degli anni il governo saudita ha acquisito quote di partecipazione crescente fino al 1988 quando ha assunto il pieno controllo della società, rinominata da Aramco (Arabian American Oil Company) a Saudi Aramco (Saudi Arabian Oil Company). Dalla sua prima esportazione di greggio nel 1939, l’Arabia Saudita afferma che ora produce uno su otto barili di petrolio nel mondo, ovvero circa il 12% della produzione globale. Nonostante i suoi evidenti successi, gli investitori rimangono preoccupati per gli innati legami con l’economia nazionale: infatti, a differenza di altre società, i suoi flussi di entrate sono praticamente legati a un singolo Paese, poiché l’Arabia Saudita ha la capacità di influenzare la compagnia petrolifera attraverso la tassazione, stabilendo livelli di produzione e dividendi, nonché sviluppi geopolitici indiretti. Nel 2019 la società dovrebbe lanciare la più grande IPO della storia.
Al di fuori del podio, al quarto posto, si piazza la China National Petroleum Corporation con un fatturato di $350 miliardi di dollari. Fondata nel 1988 e predecessore del ministero dell’industria petrolifera della Repubblica popolare cinese, la China National Petroleum Corporation è una compagnia petrolifera statale che opera non solo nell’estrazione del greggio, ma anche nella raffinazione, vendita di carburanti e produzione di prodotti chimici di base. Con la liberalizzazione degli scambi commerciali in Cina e il conseguente boom economico, CNPC ha iniziato a esportare petrolio e ad impegnarsi nello sviluppo di giacimenti petroliferi all’estero nel 1993. Da allora ha fatto molta strada, con gran parte delle sue operazioni organizzate sotto la sua controllata, PetroChina, ed è ora la quarta più grande società quotata al mondo e attualmente rappresenta circa i due terzi della produzione di petrolio e gas della Cina.
Per trovare una compagnia italiana dobbiamo scendere fino al decimo posto, dove si piazza Eni con un fatturato pari a $83 miliardi di dollari. Eni non solo si si occupa di estrazione di petrolio e gas naturale in oltre 40 Paesi, tra cui Italia, Libia, Egitto, Norvegia, Regno Unito, Angola, Congo, Nigeria, ma anche di fornitura, commercio e commercializzazione di elettricità, attività di trasporto internazionale di gas e commercio di materie prime e derivati.