Il mondo del business a luci rosse è immenso e variegato: in questo articolo tratteremo solo alcuni aspetti di questa realtà così interessante. Quando parliamo di pornografia dal punto di vista economico pensiamo istintivamente a due cose:
- la pornografia classica è diventata obsoleta dopo l’avvento di internet;
- è un settore il cui prodotto, secondo alcuni, soddisfa un bisogno atavico quanto quello di alimentarsi.
A suffragare la prima ipotesi ricorrono dati incontrovertibili. Prima dell’avvento di internet il mercato a luci rosse aveva un valore che si aggirava fra i 40 e i 50 miliardi di dollari; oggi quello stesso mercato, che possiamo definire tradizionale, vale meno di un quarto della cifra originale. Quest’analisi, seppur vera, è assai sviante. Non dobbiamo infatti pensare che il business del porno sia in difficoltà, al contrario oggi raggiunge profitti inimmaginabili in passato. In crisi è solo il porno tradizionale, quello delle case cinematografiche, che oggi possiamo definire solo una nicchia del settore. Se è assodato che l’industria pornografica classica sia in declino, non significa però che non abbia vie d’uscita, tra cui quella con maggiori potenzialità, la Realtà Virtuale.
Il settore in questione è cambiato nel tempo non nei contenuti ma nel modo in cui genera profitti. Oggi non si vende un prodotto, come in passato, ma si sfrutta il traffico che gli utenti sviluppano sui banner. I principali siti porno generano una quantità di traffico superiore a quella della maggior parte degli altri siti web, tant’è vero che il 30% del traffico giornaliero mondiale è generato da siti a luci rosse, e solo giganti come Google e Facebook sembrano poter competere. La più grande differenza tra un sito hot rispetto ad uno qualsiasi, per esempio di informazione, è nel tempo di permanenza degli utenti: mentre i visitatori di siti non pornografici in media spendono tra i 3 e i 6 minuti per ogni visita, quelli di siti pornografici restano fino a 20 minuti; questo si traduce naturalmente in maggiori incassi pubblicitari. Che il mondo del porno sia un business profittevole lo si può facilmente intuire, ma è sorprendente pensare al fatto che abbia un giro d’affari addirittura di 100 miliardi di dollari. A dimostrazione della redditività del settore possiamo citare il fatto che l’uomo più ricco di tutta l’Ungheria è proprio il fondatore di un celebre sito pornografico, Gyorgi Gattyan, il quale a soli 44 anni ha un patrimonio di 5.6 miliardi di dollari.
Particolarmente interessante è il caso Beate Uhse, azienda che si occupa di intrattenimento per adulti. La società in questione è stata la prima del settore a essere quotata in Borsa. Beate Uhse fu una pilota di aerei durante la Seconda guerra mondiale; quando nel 1945 gli Alleati proibirono qualunque utilizzo delle licenze di volo la donna si ritrovò disoccupata, ma il suo fiuto imprenditoriale la spinse ad aprire il primo sexy shop d’Europa, embrione di quella società che nel 1999 si sarebbe quotata in Borsa. Interessante è il fatto che sui certificati di possesso delle azioni era disegnata una donna nuda. Dal 1999 ad oggi, però, Beate Uhse ha perso il 97% del valore azionario: questa è la prova del fatto che anche in un settore abbastanza statico nei contenuti, come quello del porno, se non si insegue l’innovazione si è inseguiti dal fallimento.
Chiudiamo parlando del più famoso sito al mondo di video per adulti, PornHub. Come ogni inizio di anno, il sito ha pubblicato una approfondita analisi di come è andato il 2016. Tanto per farci un’idea della mole del business pensiamo al fatto che solo PornHub ha avuto 23 miliardi di visitatori, in media 64 milioni al giorno, ed è stato visto in un anno il corrispettivo di più di cinque secoli di video porno. Solo questo dovrebbe farci comprendere quanto possa essere redditizio tale business.