Germania, Francia, Italia, Olanda, Norvegia e Finlandia hanno bloccato la vendita di armi alla Turchia. Questo vuol dire che i ministeri degli Esteri di questi paesi non autorizzeranno altri contratti di vendita fra le aziende belliche con sede nel loro territorio. Tuttavia, nonostante l’embrago, le operazioni di vendita già autorizzate non saranno bloccate, anche se in Italia Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, ha dichiarato che farà il possibile per farlo.
Di fatto, il blocco della vendita di armi alla Turchia entrerà in vigore solo fra qualche anno. Quindi le aziende dei paesi interessati continueranno a vendere armi al Paese guidato da Recep Tayyip Erdoğan per tutta la durata della guerra contro i curdi al nord della Siria, che è stata la causa dell’embargo.
I principali esportatori di armi in Turchia
Dei paesi ad aver bloccato la vendita di armi alla Turchia solo la Germania è stata un fornitore chiave per l’esercito dello Stato medio-orientale. Dal 2000 al 2019, Berlino ha autorizzato la vendita di 2.437 milioni di dollari di materiale bellico ad Ankara, ponendosi al secondo posto dopo gli Stati Uniti. Tuttavia dal 2008 la vendita di armi tedesche in Turchia è in costante calo. Se nel 2005 il valore delle importazioni da Berlino era di 602 milioni di dollari nel 2016 è solo di 2 milioni.
Il primo esportatore di armi in Turchia sono gli Stati Uniti, con ben 5.590 milioni di dollari di materiali bellici venduti al Paese dal 2000 al 2019, ovvero più di un terzo del totale. Si tratta circa del doppio della cifra incassata dalle aziende tedesche. Gli USA, sebbene colpiranno Ankara attraverso sanzioni economiche, con Trump che ha parlato di <<distruggere l’economia turca>>, non hanno applicato alcun embargo a bloccare la vendita di armi.
Al terzo posto si trova la Corea del Sud, con 1.392 milioni di dollari di materiali bellici venduti dal 2000 al 2019.
Il ruolo di Mosca
La Russia, che sta svolgendo un ruolo chiave da intermediario nei rapporti fra Turchia e Siria, non ha un vero peso nella vendita di armi al Paese. Infatti, dal 2000 al 2018, la Russia non ha venduto nessun arma ad Ankara. Nel 2019, tuttavia, la Turchia ha concluso un accordo con Mosca per far istallare sul suo territorio il sistema di difesa missilistico S-400.
Nonostante non venda armi alla Turchia, la Russia è molto importante per lo sviluppo militare del Paese di Erdoğan. Infatti i due paesi hanno un accordo di collaborazione per Ricerca e Sviluppo, in particolare per quanto riguarda i sistemi di difesa e la progettazione di radar.
La situazione per l’Italia
L’Italia dal 2000 al 2009 ha venduto alla Turchia armi per circa 886 milioni di dollari. Il Paese guidato da Erdoğan nel 2018 è stato il terzo maggiore importatore di materiale bellico italiano con 362.3 milioni di dollari, sotto solo al Pakistan, con 682.9 milioni, ed al Qatar, con 1 miliardo e 923 milioni. Al quarto posto, dopo la Turchia, ci sono stati gli Emirati Arabi Uniti, che nel 2018 hanno acquistato 220.4 milioni di dollari di armi prodotte nella Penisola.
La vendita di armamenti all’esercito turco da parte dell’Italia era in forte crescita negli ultimi anni prima dell’invasione del nord della Siria. Il blocco alla vendita colpirà le aziende del settore, in particolare Leonardo, azienda il cui principale azionista nel 2019 è il ministero dell’Economia e delle Finanze, maggiore produttore di armi italiane e principale azienda della Penisola che vende armamenti ad Ankara.
Oltre alla vendita diretta di armi Leonardo ha anche costruito su commissione 50 elicotteri da guerra del modello A129, noto con il nome di Mangusta. Di questi, tuttavia, 30 sono stati rivenduti all’esercito pakistano.
Gli altri paesi che hanno messo in atto l’embargo contro la Turchia
L’Italia, sebbene non sia fra i maggiori esportatori in Turchia, è fra i paesi che hanno risentito di più dell’aver bloccato la vendita di armi. Infatti, sebbene abbia venduto solo 362 milioni di dollari dal 2000 al 2019, la Penisola stava intensificando molto i rapporti commerciali con Ankara per questo settore.
La Germania dal 2000 al 2019 ha esportato verso la Turchia armi per 2.437 milioni di dollari, la Francia per 610 milioni, l’Olanda per 329. Per la Norvegia e la Svezia, invece, l’embargo è stato una mossa perlopiù simbolica. Infatti nello stesso periodo di tempo (2000-2019) la Norvegia ha esportato materiale bellico in Turchia solo per 24 milioni di dollari mentre per la Finlandia non ci sono nemmeno dati disponibili.