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Obbligazioni strutturate e subordinate

Lezione 5 di 5

Indice della guida

  1. 1.

    Introduzione alle obbligazioni

  2. 2.

    Cos’è un’obbligazione

  3. 3.

    Il Prezzo delle Obbligazioni

  4. 4.

    Categorie di obbligazioni

  5. 5.

    Obbligazioni strutturate e subordinate

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Edoardo Scirè

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Fino ad ora abbiamo visto come riconoscere e categorizzare vari tipi di obbligazioni, ora cerchiamo di guardare a degli esempi più avanzati. Attraverso l’aggiunta di clausole è possibile strutturare contratti più complessi. Tra questi abbiamo le obbligazioni strutturate e le obbligazioni subordinate.

Le obbligazioni strutturate

Le obbligazioni strutturate sono obbligazioni semplici, quindi con promessa di rimborso a scadenza e remunerazione degli interessi tramite cedole, con l’aggiunta di un contratto derivato che andrà a cambiare il livello di rendimento. Il tasso di rendimento varia in base al valore del capitale rimborsato nel tempo. Visto che da un lato abbiamo tassi d’interesse fissi e un flusso di cedole stabili, per capire l’utilità delle obbligazioni strutturate bisogna spostare l’attenzione sull’ammontare del rimborso finale, elemento che in questo caso andrà ad influire sul rendimento.

Il prezzo di un contratto derivato dipende dal valore di un sottostante. Nelle obbligazioni strutturate si associa una quota del capitale da rimborsare a scadenza al prezzo del contratto derivato, quindi al prezzo di un altro asset, perché sottostante del derivato. L’asset di riferimento può essere un’azione, un indice o un paniere di quest’ultimi, soprattutto se l’obbligazione è stata emessa da una società privata. Infatti, si può investire in questo genere di obbligazioni per per proteggersi contro l’andamento negativo della società emittente, che prima di tutto si rifletterà sulla sua quotazione in borsa. In tal caso, il valore di riferimento del derivato sarà il prezzo dell’azione della società emittente o il valore complessivo del segmento di mercato in cui la società opera.

Obbligazioni a tasso variabile

Anche i tassi d’interesse a breve termine sono spesso scelti come sottostante del contratto derivato. E’ il caso delle obbligazioni a tasso variabile, anche dette “Floater” in inglese, che proprio come un mutuo a tasso variabile vedranno cambiare l’entità delle cedole nel tempo. Ciò per beneficiare da eventuali innalzamenti dei tassi d’interesse, positivi per il detentore del bond.

Invece, un’obbligazione a tasso fisso del 2%, nel caso in cui i tassi dovessero salire in media al 3-4%, perderebbe valore sul mercato secondario. Il suo prezzo diminuirebbe e l’investitore che la detiene troverebbe molto difficile venderla sul mercato, se non a forte sconto, garantendo così un alto rendimento al compratore. Senza altro capitale a disposizione, l’investitore non potrà far altro che aspettare la scadenza dell’obbligazione per ricevere indietro il valore nominale dell’obbligazione

Invece, nel caso del floater, sarà possibile essere remunerati anche nell’eventualità di un generale aumento dei tassi. Il prezzo dell’obbligazione sarà quindi più stabile e principalmente legato a valutazioni riguardanti la società emittente, invece del generale andamento dei tassi d’interesse nel mercato.

Le obbligazioni subordinate

Infine, per parlare delle obbligazioni subordinate (o junior bond), bisogna fare riferimento a una situazione particolare nella vita di una società: la crisi d’impresa. Quando si arriva al momento in cui la società non riesce più a ripagare i propri debiti, può iniziare il processo fallimentare. All’interno di tale fase, ogni debito della società viene congelato e dei commissari predisposti dal Tribunale fallimentare cercano di soddisfare quanto più possibile i creditori della società.

Se la regola di base è che tutti i creditori abbiano lo stesso diritto sul patrimonio della società e che gli azionisti perdano ogni diritto di rimborso per il capitale di rischio investito in caso di fallimento, le obbligazioni subordinate seguono indicazioni diverse. Chi detiene le obbligazioni subordinate si trova in una situazione a metà tra gli obbligazionisti comuni e gli azionisti.

Infatti, se fino a prima della crisi d’impresa i possessori di obbligazioni subordinate ricevevano cedole come gli altri obbligazionisti, nel fallimento dell’azienda la priorità nel rimborso del capitale viene data agli obbligazionisti ordinari, in tal caso detti senior. Gli obbligazionisti junior (possessori di obbligazioni subordinate), invece, verranno rimborsati in seconda battuta, solo dopo il soddisfacimento dei diritti dei senior.

A bilanciare la situazione di svantaggio in sede fallimentare c’è una maggiore remunerazione durante il normale contesto della vita dell’azienda. Infatti, gli obbligazionisti junior si prestano al rischio di vedersi rimborsare meno capitale, ma in cambio richiedono una maggiore quota di interessi, quindi un tasso di interesse più alto rispetto alle obbligazioni ordinarie.

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