La strategia green abbozzata della Banca Europea per gli Investimenti (BEI) si sta mostrando l’ennesimo vano tentativo di transizione verso una politica di investimenti -e disinvestimenti – rispettosi degli accordi di Parigi. Infatti, la BEI è stata costretta a posticipare a novembre la sua decisione di bloccare i prestiti in fonti di energia non rinnovabile a causa dell’attività di lobbying attuata da diversi paesi, prima tra tutti la Germania.
Una nuova politica d’investimento
Il presidente della più grande banca pubblica al mondo, Werner Hoyer, ha annunciato la decisione di bloccare i finanziamenti in progetti che riguardano i combustibili fossili – gas compreso- così da destinare una maggiore entità di fondi a sostegno delle fonti di energia rinnovabile entro la fine del 2020. La BEI aveva già diminuito i finanziamenti in carbone e petrolio ma, a quanto pare, sembra essersi convinta di una chiusura drastica dei rubinetti monetari. La questione ha causato non poche critiche, in primis da parte della Germania, convinta che una manovra finanziaria 100% “climate-friendly” risulti troppo ambiziosa in relazione al costante aumento della domanda di fabbisogno energetico, non del tutto sanabile attraverso l’utilizzo esclusivo delle fonti di energia alternativa quali quella solare, eolica o elettrica.
Tra sogno e realtà
Stando a quanto suddetto appare chiaro come, nonostante ci troviamo nel bel mezzo di un’emergenza climatica, il mondo finanziario sembra continuare a remare in direzione opposta. Secondo una classifica pubblicata da The Guardian, la maggior parte delle banche d’investimento puntano ancora a finanziare in maniera aggressiva nuovi progetti in carbone e petrolio, in netta contrapposizione con gli obiettivi climatici di cui ci si era fatti carico nel 2016. A mettere a tacere le forti pressioni degli attivisti, ci sono ancora diverse nazioni convinte che una transizione definitiva verso fonti rinnovabili a zero emissioni sia un’ipotesi non ancora del tutto realizzabile, in quanto metterebbe a rischio la sicurezza energetica globale. Al momento il nuovo piano finanziario della BEI rimarrà in stallo fino a novembre, ma i dubbi sulle sue reali potenzialità restano ancora tanti per poter auspicare a una soluzione permanente e realizzabile su vasca scala.