Il ministro dell’Economia e delle Finanze italiano, Roberto Gualtieri, il 25 febbraio 2020 ha firmato il decreto che azzera la pressione fiscale sui cittadini e sulle aziende nell’area più colpita dal Coronavirus, la così detta zona rossa. Questa rappresenta gli 11 comuni, 10 in Lombardia ed 1 in Veneto, colpiti dalle misure contro il diffondersi dell’epidemia. Infatti, in tali zone sono stati posti forti limiti alla libertà di spostamento e si è imposto alle imprese di chiudere per evitare il rischio di contagio fra i dipendenti. La misura adottata da Gualtieri serve a limitare, per quanto possibile, i danni economici ai privati locali.
La misura
Chi si trova nelle zone colpite dalle misure contenitive per il coronavirus e le imprese che hanno sede nei comuni interessati non dovranno pagare alcun tributo allo Stato finché ci sarà l’emergenza sanitaria. Inoltre, il minstero dell’Economia si è accordato con l’Associazione Bancaria Italiana (ABI) per far sospendere le rate dei mutui da riscuotere nella zona rossa. I debitori degli istituti finanziari vedranno posticipate, in base alla durata delle misure contenitive, tutte le loro scadenze di pagamento.
La situazione in Italia
L’Italia, pur essendo geograficamente molto lontana dalla Cina, è il terzo Paese al mondo per contagiati da coronavirus. Davanti alla Penisola ci sono solo la Cina stessa e la Corea del Sud. Gli infetti accertati sono più di 280 e ci sono stati 7 morti. I decessi, tuttavia, hanno riguardato solo persone molto anziane o dalla salute già cagionevole. Ad essere più interessata è la Lombardia, seguita dal Veneto. Poi, ci sono diversi casi sparsi in tutto il nord-Italia. Inoltre, è risultata positiva al nuovo virus anche una turista bergamasca a Palermo, che è stata messa in quarantena.
Il reale pericolo del coronavirus
In realtà il coronavirus di per sé non è una malattia particolarmente mortale nè troppo pericolosa. Come ha precisato il medico italiano dell’OMS Walter Ricciardi, solo, circa, il 2,5% dei malati muore e l’80% guarisce senza nessun problema particolare. La mortalità non è più alta che per l’influenza comune, per cui in Italia muoiono in media più di 200 persone al giorno (fonte: Istituto Superiore di Sanità). Questo, tuttavia, non significa affatto che l’emergenza sanitaria sia immotivata.
Il coronavirus è una nuova malattia, per cui ancora quasi nessuno possiede anticorpi. Quindi, esso può diffondersi molto di più e più rapidamente dei ceppi d’influenza normali, che hanno più difficoltà a superare le difese immunitarie. Quindi, a fronte di una percentuale di morte intorno al 2,5%, il coronavirus solo in Italia, se non contenuto, potrebbe contagiare decine di milioni di persone. In questo modo il numero di morti in termini assoluti rappresenterebbe comunque un strage. Ad esempio, con un milione di infetti ci sarebbero circa 25 mila decessi. Inoltre, in mancanza di cure ed informazioni sul micro-organismo resta sempre il rischio che compaia un ceppo più letale del virus.