Il 23 gennaio 2019 il leader dell’opposizione venezuelana, Juan Guaidò, si autoproclamava presidente ad interim del suo Paese, sostenuto da buona parte della popolazione che – stremata dalla crisi economica e da un’ inflazione da record – aveva intravisto nell’energico trentacinquenne una speranza di cambiamento e la fine del regime di Nicolas Maduro.
Dopo il giuramento di Guaidò, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, attraverso il suo account Twitter, mostrava il suo appoggio per il nuovo capo del parlamento di Caracas, seguito dai leader di oltre 50 paesi nel mondo. Per molti si era arrivati così ad un punto di svolta della triste storia recente della politica venezuelana. Ma ad oltre un anno da questi eventi, la leadership di Maduro sembra tutto fuorché in dubbio.
La vicenda dell’elezione di Parra
A vacillare è invece proprio Guaidò, che il 5 gennaio 2020 è stato sostituto da Luis Alberto Parra Rivero nell’unica carica democraticamente eletta, quella di presidente dell’ Assemblea Nazionale. Membro del partito d’opposizione Primeiro Justicia, Parra è stato eletto con i voti di 81 parlamentari su 167, grazie al sostegno del Partito Socialista Unito del Venezuela (di cui è a capo Maduro), mentre a Guaidò ed ai parlamentari dell’opposizione intenzionati a rieleggerlo è stato impedito di entrare nel palazzo dell’Assemblea. A seguito dell’elezione di Parra, durante una riunione informale (avvenuta nella sede del giornale El Nacional), Guaidò, alla presenza di 100 deputati, si è autoproclamato nuovamente presidente dell’Assemblea Nazionale.
La nuova autoproclamazione di Guaidò
Il 7 gennaio 2020 Guaidò, insieme ad un gruppo di parlamentari, ha eluso le forze di polizia che presidiavano il parlamento, riuscendo a prestare giuramento sia come presidente dell’Assemblea Nazionale che come presidente ad interim del Venezuela. Questo in ottemperanza all’art. 233 della Costituzione venezuelana che prevede la doppia carica in fase transitoria in caso di decadimento del governo. Maduro accusa invece Guaidò di aver rinunciato all’ingresso in parlamento di sua spontanea volontà, solo fingendo di essere stato bloccato dalle forze dell’ordine, ed ha definito l’autoproclamazione dell’oppositore «un malriuscito show propagandistico».
La situazione attuale
Nel frattempo 5 milioni di venezuelani hanno già abbandonato il Paese e si prevede per il prossimo futuro un flusso di migranti di portata pari a quella della diaspora siriana, che attualmente detiene il triste primato con 6,7 milioni di rifugiati. Maduro tuttavia predica ottimismo e nel consueto discorso alla Nazione di fine anno ha pronosticato per il 2020 una netta ripresa della vita economica, sorretta dalla moneta virtuale petro che, a detta del capo di Palazzo di Miraflores di Caracas, servirà ad arginare il blocco economico, commerciale e finanziario statunitense.
Il rapimento di Leon
A corroborare l’ipotesi che la stabilità di cui parla Maduro sia in realtà ancora un miraggio sono due eventi che hanno scosso l’opinione pubblica venezuelana ed internazionale. Il 21 gennaio 2020 il deputato dell’opposizione Ismael Leon sarebbe stato intercettato e rapito dalle forze speciali bolivariane controllate da Maduro. La deputata di opposizione Adriana Pichardo ha confermato questa ipotesi in aula, affermando di non avere avuto più notizie del deputato. Ad ulteriore prova del rapimento di Leon vi è anche il disperato appello della figlia ai presunti sequestratori affinché siano prestate le dovute cure al padre cardiopatico.
La perquisizione degli uffici di Guaidò
La stessa notte un altro episodio poco democratico ha coinvolto proprio Guaidò, che ha subito la perquisizione del suo ufficio di Zurigo: senza alcun mandato. Oltre quaranta agenti dei servizi segreti si sono presentati come funzionari di una commissione anti-corruzione e hanno fatto irruzione nella torre dove hanno sede i suoi uffici. I deputati dell’opposizione ipotizzano che la mossa delle forze speciali capeggiate da Maduro sia stata pianificata allo scopo di disseminare prove false a carico di Guaidò, per poterlo arrestare e processare una volta rientrato in Venezuela.