Domenica 25 agosto è morto Ferdinand Piëch, ex presidente del consiglio di controllo della Volkswagen. Piëch ha ricoperto un ruolo centrale nell’azienda automobilistica, grazie ai molti successi otteuti ed alla forte influenza che aveva sull’amministrazione. Sebbene non ne abbia mai ricoperto la carica, per molti anni è stato come un secondo CEO della società.
La carriera
La storia di Ferdinand Piëch in Volkswagen iniziò il 1° Gennaio del 1993, quando venne nominato Presidente del consiglio di gestione. Piëch vantava già allora una lunga carriera. Dopo la laurea in ingegneria meccanica, aveva lavorato dal 1963 al 1971 alla Porsche come responsabile della sperimentazione e dello sviluppo nel reparto corse, portandola al successo nel 1970 e nel 1971 alla 24 Ore di Le Mans ed alla 24 Ore di Daytona. Dal 1972 al 1992, poi, è stato Presidente del consiglio di gestione di Audi.
L’approdo in Volkswagen
La Volkswagen decise di assumere Piëch per far fronte ad una situazione difficile. Nel 1992 il bilancio dell’azienda tedesca si era chiuso con un risultato netto di 147 milioni di marchi, in diminuzione dell’86,8% rispetto all’anno precedente. La Volkswagen si era ritrovata ad avere capitali sufficienti a portare avanti l’attività solo per 3 mesi.
Come riporta Georg Meck nel libro Volkswagen Story, Piëch raccontava che
<<l’alternativa era nominare me o essere messi con le spalle al muro dai giapponesi. Scelsero me>>
Piëch riuscì a risollevare le sorti dell’azienda, migliorando lo sviluppo interno, mettendo in commercio nuovi modelli di auto e facendo acquisizioni strategiche. Nel 1998 l’Audi, che dal 1964 faceva parte del gruppo Volkswagen, comprò la Lamborghini, nello stesso anno la Volkswagen acquistò la Bentley e nel 2000 fu la volta della Bugatti. Dopo 9 anni, nel 2002, Piëch divenne Presidente del consiglio di sorveglianza.
Secondo l’ordinamento tedesco, il consiglio di sorveglianza nomina i componenti del consiglio di gestione, ne coadiuva e vigila l’operato. Piëch, che formalmente era passato ad un ruolo meno prestigioso, nei fatti continuò ad esercitare un enorme potere nella società.
L’addio al lavoro di una vita
Piëch restò presidente del consiglio di sorveglianza fino al 25 Aprile 2015, il giorno in cui rassegnò le proprie dimissioni. Il suo successore sarà Martin Winterkorn, con il quale era entrato da tempo in conflitto. L’intenzione di Piëch era quella di bloccare la nomina di Winterkorn e di mettere al suo posto Ursula Piëch, sua moglie. Il piano per bloccare l’ascesa dell’avversario però non funzionò e Piëch, messo alle strette, fu costretto a dimettersi.
Le liti in famiglia e il riconoscimento internazionale
Per Ferdinand Piëch contavano tre cose: l’azienda, la famiglia ed il denaro. Furono proprio i dissidi interni alla famiglia la prima causa delle sue dimissioni.
Piëch era uomo ed un manager sicuro di sé, severo, non indulgente, come scrive Georg Meck:
<<Indubbiamente, irradia una freddezza che nessun manager normale può neanche lontanamente emulare. Nessuno è più minaccioso di lui quando tace. È capace di lasciare interdetto il suo interlocutore per diversi minuti. Rabbrividiscono persino i familiari: il suo sguardo è talmente intenso che la maggior parte delle persone distolgono il loro.>>
Ferdinand Piëch era però soprattutto un genio delle automobili. Automotive News lo definisce addirittura come “una figura d’importanza trascendentale nella storia delle auto e delle aziende automobilistiche”. Se Volkswagen è oggi la seconda casa automobilistica al Mondo per fatturato gran parte del merito lo si deve proprio a lui, che dal 2014 era stato inserito nell’Automotive Hall of Fame.