Boris Johnson, Premier britannico sostenitore della linea più dura della Brexit, è stato sconfitto in maniera eclatante. Il Primo Ministro di Londra intendeva portare la Gran Bretagna fuori dall’Unione Europea a tutti i costi entro il 31 ottobre 2019. Questa politica, tuttavia, ha attirato l’ostilità non solo dell’opposizione laburista ma anche di buona parte dello stesso partito conservatore, i Tory, al quale appartiene lo stesso Jonhson. Nel Parlamento britannico i sostenitori della così detta hard Brexit sono finiti in netta minoranza.
La sospensione del Parlamento
Il clima nel Parlamento inglese ha cominciato a diventare davvero rovente dopo che gli esponenti del governo hanno chiesto ed ottenuto la sospensione del parlamento dal 9 settembre al 14 ottobre. La decisione dell’esecutivo ha scatenato, oltre alla scontata indignazione dell’opposizione, una rivolta all’interno del partito del Premier. Diversi rappresentanti dei Tory hanno rassegnato le loro dimissioni.
La sospensione del Parlamento da parte dell’esecutivo è una pratica ordinaria in Gran Bretagna ma non con queste modalità, con una chiusura per 5 settimane in un periodo così delicato. Sono stati presentati ricorsi alla Corte di Edinburgo ed alla Corte di Londra che però li hanno respinti. Il 17 settembre arriverà anche la risposta delle Corte Suprema britannica, l’ultima possibilità di riaprire il Parlamento prima di metà ottobre.
La legge anti-no deal
La sospensione del Parlamento con i ricorsi degli oppositori respinti sembravano sancire la vittoria di Johnson, ma la sua scelta ha finito per rivoltarglisi contro. La misura è stata considerata inaccettabile da molti ed ha portato all’approvazione tempestiva di una legge che impedisce al governo di accettare una Brexit senza accordo. Johnson aveva perso il sostegno di buona parte dei suoi stessi deputati, quindi non aveva possibilità di ribaltare la legge.
L’ultimo tentativo di Johnson prima della sospensione
Per riuscire a liberarsi della legge che impedisce la Brexit no deal Johnson ha provato a far approvare la proposta di elezioni anticipate, che però è stata respinta in due votazioni, con la netta maggioranza dei contrari. Così una Brexit senza accordo è ormai quasi fuori discussione, sebbene il Premier abbia dichiarato che comunque non intende posticipare l’uscita dall’UE oltre il 31 ottobre.