Dal 2014 è emerso il ruolo strategico che ricopre la città di Hong Kong nel giro d’affari illeciti della ‘Ndrangheta. L’organizzazione criminale ha inviato in conti segreti di istituti finanziari della città-Stato asiatica diversi milioni di euro appartenenti ai clan calabresi, questo ad opera, per quello che si è scoperto fino ad ora, del boss Giuseppe Pensabene, noto come “il Papa”, con il supporto di Emanuele Sangiovanni, broker italo-svizzero. Nel 2014, con l’arresto di Pensabene e Sangiovanni, gli investigatori italiani scoprirono beni immobili, conti bancari e circa 39 compagnie legati all’associazione mafiosa. Secondo gli inquirenti proprio l’organizzazione di Pensabene, con il supporto logistico di Sangiovanni, curava i riciclaggi di denaro per tutti i diversi clan che riguardavano principalmente il traffico di droga e quello delle armi. Dopo diversi anni di indagini, ancora oggi non si è riuscito a capire chi sia il contatto tra i clan calabresi e le società di Hong Kong. La magistratura presume che la principale cassa dell’Ndrangheta in Asia sia stata, forse essendolo ancora, la compagnia Fengrum International Ltd. Per gli investigatori, la società era e forse continua ad essere il ponte che Pensabene utilizzava per trasferire i ricavi dei clan calabresi. Altro uomo chiave, per la magistratura Italiana, è stato Giuseppe Vinciguerra, siciliano che aveva, tra il 2012 e il 2014, ottimi contatti con finanziatori ed imprenditori strategici per rendere sicure le transazioni secondo quanto ha appreso il Servizio Centrale Operativo (SCO), un squadra speciale della Polizia di Stato italiana che combatte il crimine organizzato. Secondo il Servizio Centrale Operativo nel solo 2012 la joint venture criminale Pensabene-Vinciguerra aveva ottenuto utili da 8,2 milioni di euro, tuttavia ancora nessuno è riuscito a scoprire dove siano du fatto stati nascosti i soldi.
Pensabene, Sangiovanni, Vinciguerra ed altri sono accusati di riciclaggio di denaro, estorsione ed altri reati pesanti. Intanto, le società asiatiche sono finite sotto la lente di ingrandimento degli investigatori, soprattutto quelle di Hong Kong. Secondo quanto appreso dagli inquirenti tra il 1996 e il 2009, due uomini vicini ai clan della ‘Ndrangheta avevano trasferito ingenti capitali in Svizzera ed a Hong Kong. Per la Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, sono stati effettuati enormi transazioni, passando per le strutture finanziarie di Dubai. Per attuare questi trasferimenti la ‘Ndrangheta si appoggiava anche al supporto indiretto dell’ex senatore del PDL Nicola de Girolamo. Per la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, che ha indagato sulla questione nel 2010, il senatore stava coprendo i trasferimenti di denaro sporco dell’organizzazione mafiosa calabrese. Per gli investigatori italiani, già dal 2006 la ‘Ndrangheta era riuscita ad allacciare contatti con importanti compagnie come la Super Harvest Finance, spostando capitali anche a Singapore.
Nonostante gli arresti effettuati, il sistema finanziario della ‘Ndrangheta ha mantenuto una struttura solida. L’organizzazione criminale calabrese è l’unica che riesce a mantenere un effettivo controllo del suo territorio di base, consentendogli di allargare la sua rete anche all’estero con l’ausilio di contatti diretti con alcuni membri delle comunità italiane della Calabria residenti negli altri paesi. Per via della tranquillità con cui può operare in casa, questa associazione mafiosa può puntare ad allargare i propri affari in diversi paesi del mondo, come una vera e propria multinazionale clandestina. Secondo i dati dell’Istituto Demoskopika, il giro di affari complessivo della ‘Ndrangheta si aggira intorno ai 53 miliardi di euro, che corrisponde a 3,5 % del PIL Italiano. Hong Kong, pur nella sua importanza, rappresenta la punta di un iceberg, con i tentacoli della mafia calabrese che arrivano fin dall’altra parte del mondo