Nel Suriname, Paese del Sud-America, la presenza di Pechino nel tessuto economico-finanziario pesa molto sull’andamento dell’economia nazionale. L’influenza della Cina nell’ex colonia olandese si fonda sugli imprenditori di cittadinanza cinese che hanno potuto sviluppare le proprie attività, spiazzando quelle locali, grazie al sostegno economico del governo della loro nazione di origine. Il Suriname è però solo il centro di una sempre maggiore importanza nella Cina negli equilibri dei Paesi del Sud-America e del Centro-America. Negli ultimi anni diversi cinesi hanno acquisito posizioni importanti nei settori chiave delle economie nazionali del Sud-America e dell’America Centrale. Sfruttando la crisi economica, hanno acquistato e rifondato da capo le aziende che operavano nei settori delle materie prime di cui grano, Oro, petrolio e pesce surgelato. La penetrazione economica cinese è stata resa possibile dagli interventi diretti del governo della Repubblica Popolare.
Tra gli imprenditori cinesi in Sud-America spicca Ma Hsing Jui, Amministratore Delegato della società Surinam Sea Catch. Trasferitosi da Hong Kong al Suriname trent’anni prima, divenne uno dei primi ad investire nell’ex colonia olandese. Surinam Sea Catch è una ditta che opera nel mercato ittico, controllando un settore fondamentale per l’economia surinamese. L’azienda ha ricevuto le principali certificazioni sanitarie internazionali per quanto riguarda la lavorazione del pesce surgelato (Gamberetti e pesce da esportare verso la Cina), potendo così esportare liberamente i suoi prodotti.
Dalla Cina col Denaro
La nuova ondata cinese, composta da imprenditori pronti a beneficiare dell’appoggio del loro governo per iniziare le loro attività, sta colpendo il Suriname e non solo, con l’appoggio ufficiale di Pechino e del Partito Comunista Cinese. Il governo di Xi Jinping ha intenzione di investire circa 250 miliardi di dollari nei settori delle infrastrutture e delle materie prime. In Nicaragua Pechino sta progettando la costruzione di un canale che dovrebbe competere con quello di Panama. Inoltre, si parla di realizzare una linea ferroviaria Perù-Brasile.
In Suriname, secondo dati ufficiali, il 10% della popolazione è di origine cinese. Per Jim Bousaid capo della Hakribank, una delle maggiori banche del Paese, l’ex colonia olandese è tra i Paesi più accoglienti della regione per i cinesi. Metà della popolazione vive nella capitale del Paese Paramaribo, sulla costa, mentre le regioni interne sono coperte dalla giungla amazzonica e sono perlopiù disabitate. Quelle zone sono ricche di materie prime come diamanti, oro, legno e terreni da rendere fertili per l’agricoltura. Per gli imprenditori cinesi il rapporto con i governi e con le banche dei Paesi dove vogliono investire è decisivo. Anche per i banchieri il rapporto con gli investitori cinesi è importante. Secondo Bousaid senza le aziende cinesi l’economia surinamese avrebbe rischiato di restare piatta. Una tale penetrazione in economie nazionali straniere è anche appoggiata tramite mezzi illeciti e poco etici. I cinesi spesso pagano con generose mazzette i funzionari surinamesi, per essere favoriti a livello amministrativo. Inoltre, secondo una ex deputata surinamese, rimasta anonima, è lo stesso esecutivo che lascia correre visto l’altissimo flusso di denaro che circola nel Paese, nonostante la corruzione dilagante che mette in una posizione di svantaggio incolmabile gli imprenditori locali. La Cina ha finanziato le istituzioni surinamesi per la costruzione di strade, di case popolari ed investendo sull’aeroporto. Inoltre, hanno equipaggiato anche l’esercito di mezzi militari nuovi di zecca e costruito per il ministero degli esteri del Suriname una nuova sede.
Riemergono le materie prime nei piani cinesi per l’America centro-meridionale
Per molti economisti la penetrazione cinese stra facendo rinascere la dipendenza economica dell’America Latina dalle materie prime, problema che si credeva archiviato. Negli anni ottanta metà dell’America centro-meridionale era composta da un’economia dipendente dalle materie prime, negli anni novanta lo squilibrio si era attenuato. Oggi, con la Cina, la situazione è ritornata agli anni ottanta. Lo stesso governo surinamese ha tentato di creare nuovi sbocchi economici indipendenti ma tutti i tentativi sono falliti, il paese si sta riempiendo di imprese cinesi che vogliono comprare legno da esportare soprattutto verso la Cina. Il 60% del legno surinamese viene esportato verso la Repubblica Popolare Cinese. Talvolta il governo di Paramaribo annuncia di voler limitare e fissare delle quote per l’esportazione del legno grezzo ma questi annunci finiscono sempre in un nulla di fatto. Per la Cina questa è una situazione molto favorevole. Possono comprare materie prime a basso costo e rifornire l’ex colonia olandese di prodotti industriali. La realizzazione di ponti e di strade, inoltre, rende il trasporto delle risorse sempre più economico. La politica estera adottata dalla Cina negli ultimi anni rende chiari i piani del Presidente Xi Jinping, che punterebbe ad aumentare l’influenza di Pechino utilizzando strategie simili a quelle adottate nella seconda metà del ‘900, e non solo, dagli Stati Uniti.