L’azienda, prendendo a prestito le parole del codice civile (art. 2555), è il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio d’impresa. Mentre imprenditore è chi utilizza in maniera organizzata i “fattori di produzione” per produrre beni e servizi per i quali vi è una domanda sul mercato. Tuttavia la sopravvivenza dell’azienda non è certo garantita dal semplice fatto che vi sia una domanda per i beni che produce.
L’azienda, per potersi sostentare, deve essere in grado di generare ciò che può essere definito “valore aggiunto”. Ossia deve avere la capacità di trasformare e/o combinare i “fattori della produzione” per creare qualcosa che abbia maggior valore della somma dei valori dei fattori di produzione usati per crearlo. Ad esempio, una camicia, in origine, era solo cotone. Tale materia prima è usata dall’azienda, insieme ad altri fattori della produzione come il lavoro (il tempo e l’energia profusa dal lavoratore) ed i macchinari, per creare camicie.
Chiaramente il prodotto finale possiede un valore maggiore delle risorse usate per crearlo: in questo modo si genera il valore aggiunto che crea la ricchezza dell’imprenditore. E’ scontato precisare che non è la singola camicia a valere di più dell’intera azienda ma è tutta la produzione che nel complesso rende l’azienda capace di generare un profitto, a patto che faccia camicie apprezzate dal mercato. Solo se genera un profitto l’azienda ha pieno diritto a rimanere in vita.
Infatti, il sistema concorrenziale fondato sul libero mercato non permette ad aziende inefficienti di rimanere operative. Se l’azienda non riesce a incontrare i gusti e le esigenze dei clienti al giusto prezzo allora non sta fornendo servizi utili ed è giusto che lasci spazio a nuovi progetti e nuove idee. E’ ovvio che da questa regola sono escluse le aziende che forniscono i beni definiti pubblici, per le quali valgono ragionamenti diversi in forza dei particolari servizi che offrono alla comunità.
I fattori di produzione
Per quanto riguarda i “fattori di produzione” ve ne possono essere di diversi tipi: materiali ed immateriali. Tra gli immateriali troviamo il “know how” cioè la conoscenza del processo che permette di creare un determinato prodotto. Non si tratta solo di tecnologia o di macchinari migliori ma anche di vera e propria arte tramandata, ad esempio, da artigiano ad artigiano, o anche di best practices, cioè i modi di gestire un sistema nel modo più efficace ed efficiente possibile, come l’organizzare un ufficio. I fattori materiali sono invece tangibili. In questa categoria troviamo: materie prime (come il cotone), le ore di lavoro, i macchinari, gli stabilimenti produttivi ed i beni intermedi. Questi ultimi devono essere ancora trasformati per essere venduti al consumatore finale ma che nemmeno possono essere definiti materie prime.
Efficienza ed efficacia
Nel trasformare i fattori di produzione l’azienda deve essere efficiente. Cioè deve essere in grado di produrre il massimo con l’utilizzo della minima possibile quantità di risorse. Più un’azienda è efficiente maggiore sarà il suo margine di guadagno. Un ampio margine di guadagno permetterà all’azienda di disporre di capitali grazie ai quali potrà crescere ed espandersi. D’altra parte L’azienda deve essere anche efficace. Vale a dire, deve essere in grado di raggiungere gli obiettivi in termini di indotto, di fatturato o di clienti che si è imposta.
La responsabilità sociale
Di recente diverse correnti di pensiero sostengono che il valore generato dall’impresa si declini non solo come profitto dell’imprenditore, ma anche con il concetto di Responsabilità Sociale. Ossia garantire che il processo produttivo vada ad arricchire tutti i partecipanti all’ecosistema in cui l’impresa vive: i lavoratori, l’ambiente, le università, la filiera produttiva di cui fa parte, il distretto industriale nel quale opera. Entità che partecipano in maniera spesso decisiva al successo dell’impresa. E’ giusto e razionale che l’impresa se ne prenda cura orientando le proprie scelte verso la loro tutela e la loro valorizzazione. Il suddetto modus operandi si sta affermando poiché se ne riconosce il valore non solo nella capacità di produrre una ricchezza che non sia necessariamente annotata contabilmente, ma anche perché tali aziende hanno e continuano ad avere successo.
Il pensiero di Jack Ma
Jack Ma (CEO di Alibaba), al “World Economic Forum” di Davos dello scorso anno, ha affermato che il vantaggio competitivo delle aziende nel prossimo futuro sarà la capacità di valorizzare gli altri, intesi sia come altre persone che come altre aziende. E’ proprio questa idea che gli ha permesso di ideare “l’Amazon cinese”: Alibaba, un’azienda record di profitti che vola in borsa. Il prodotto di questa azienda è, evidentemente, un network in cui clienti e aziende vengono messi in contatto in modo da generare vantaggi per entrambe le parti: i primi hanno la possibilità di avere una vasta scelta e di poter selezionare la migliore opzione tra quelle individuate, per loro, dal software di Alibaba, per i secondi la possibilità di offrire i propri prodotti ad un enorme numero di potenziali clienti. La sua azienda è l’esempio perfetto dell’applicazione con successo della sua filosofia. La filosofia “empower others” è perfettamente in linea con il concetto di Responsabilità Sociale: in entrambi i casi è previsto uno sviluppo armonioso e congiunto di tutti i partecipanti al sistema.