Adriano Olivetti nacque ad Ivrea nel 1901. Nel 1924 si laureò in Ingegneria Chimica ed Industriale al Politecnico di Torino. Lo stesso anno, come fece a suo tempo il padre Camillo Olivetti, fondatore della prima fabbrica italiana per macchine da scrivere la Ing. C. Olivetti & C., partì per un viaggio studio negli Stati Uniti d’America. Oltreoceano visiterà una moltitudine di aziende, analizzandone i metodi di produzione e l’organizzazione del lavoro. Tornato in Italia, iniziò lavorare nell’azienda di famiglia come operaio. In questo periodo il giovane Adriano Olivetti entrò davvero in contatto con le problematiche e le sofferenze dei dipendenti, il che lo porterà a formulare la nuova organizzazione del lavoro che lo renderà celebre.
I successi
Il 1932, anno in cui Olivetti ottenne la carica di direttore generale dell’azienda di famiglia, rappresentò un momento di svolta per la Ing. C. Olivetti & C. L’MP1, la prima macchina da scrivere portatile Olivetti, venne immessa nel mercato.
Grazie agli ottimi risultati ottenuti come direttore generale, nel 1938 Adriano subentrò al padre Camillo nel ruolo di presidente. Fin da subito, Olivetti attuò numerosi cambiamenti all’interno della fabbrica, in particolare l’organizzazione decentrata del personale, la direzione per funzioni e l’ottimizzazione dei tempi e delle procedure di montaggio.
Per soddisfare la domanda internazionale si aprirono nuovi stabilimenti in Italia ed all’estero. L’azienda, divenuta in poco tempo leader nel suo settore, dal 1952 cominciò ad investire negli USA e poi in Italia nella ricerca sugli elaboratori elettronici, i computer, ambito, l’informatica, nel quale si cominciano a muovere i primi passi. Tale aspetto rese l’Olivetti all’avanguardia in tale campo, tanto che nel 1959 presentò al mondo il primo elaboratore elettronico realizzato con componenti a stato solido, l’Elea. Il primo computer in senso stretto della Storia viene realizzato da un’azienda italiana.
Il grande successo ottenuto dalla Olivetti sul piano economico si deve soprattutto alla strategia messa in atto dal suo presidente, che consisteva nello sviluppare una rete commerciale, sia in Italia che all’estero, valorizzando il venditore, figura fino a quel tempo non considerata di rilievo. Anche per questa politica di marketing vincente, nel 1957 Olivetti ricevette un premio per la direzione aziendale internazionale da parte della National Management Association.
Il rapporto dell’azienda di Olivetti con i dipendenti
La Olivetti, al contrario di molte grandi aziende italiane, non solo sopravvisse alla seconda guerra mondiale ma sperimentò un’esperienza di fabbrica differente rispetto alle altre industrie dell’epoca. Risale al 1948 l’introduzione del Comitato di gestione nello stabilimento di Ivrea, che aveva anche il compito di ripartire le risorse destinate ai servizi sociali e di assistenza che la Olivetti garantiva ai suoi dipendenti.
L’azienda di quegli anni è ricordata soprattutto per la particolare gestione della forza lavoro. Secondo Olivetti, per far funzionare bene una fabbrica è necessario mettere al centro l’uomo, il che significa non ragionare solo in termini di profitto ma dare peso al benessere dei lavoratori. Un operaio felice, al di là dell’aspetto morale, è un operaio più efficiente.
La Olivetti offriva salari superiori alla media nazionale, oltre ad essere stata la prima, in Italia, ad aver diminuito le 48 ore settimanali di lavoro a 45. Furono anche commissionate dall’azienda varie opere civili per i dipendenti quali asili dove lasciare i figli durante le ore lavorative e parchi aziendali. Il senso di comunità inteso come collante tra fabbrica e territorio è alla base della vita e dell’operato di Adriano Olivetti.
Le esperienze politiche
Gli anni dell’ascesa di Adriano Olivetti alla guida dell’azienda furono anche gli anni dell’Italia fascista. Il padre Camillo, di ideologia socialista, nascose Filippo Turati nella propria abitazione ed inoltre la macchina che portò Turati a Savona per l’espatrio era guidata dallo stesso Adriano. Egli, poco tempo dopo, venne classificato come sovversivo dal regime e trascorse da esiliato in Svizzera gli anni finali del secondo conflitto mondiale. Da questo periodo prese forma il suo pensiero politico, esposto nella sua opera pubblicata a fine 1945 L’ordine politico della comunità.
Nel 1948 venne fondato a Torino il Movimento Comunità, avente come obbiettivo un possibile equilibrio tra le autonomie locali e governo centrale. Adriano Oliveti diventò sindaco della sua città nel 1956 e venne eletto deputato nel 1958, il tutto senza mai legarsi a nessun partito in particolare. L’imprenditore progressista aveva anche numerosi interessi quali l’arte, la cultura e, in particolare, l’urbanistica. Per quest’ultima passione entrò nell’Istituto Nazionale di Urbanistica, scalandone i vertici.
Adriano Olivetti morì a 59 anni, in treno, durante la tratta Milano–Losanna per una trombosi cerebrale, lasciando un’azienda internazionale florida con più di 35.000 dipendenti, che però purtroppo non riuscirà a stare al passo con il progresso tecnologico. L’imprenditore di Ivrea è ricordato come uno dei massimi esponenti del capitalismo italiano dei suoi tempi.