La relazione fra lo scoppio di conflitti armati ed i Mercati. Ancora oggi è difficile scovare le connessioni che legano i listini alle guerre o alle escalation. Il Raid USA-Francia-Gran Bretagna contro Assad del 14 aprile ha riaperto il tema dei possibili effetti di un conflitto militare sui i mercati mondiali.
Il costo di un conflitto è la principale incognita. I Mercati, nel caso in cui lo scontro resta isoltato e di breve durata, possono subire un debole shock per poi ritornare a livelli di normalità. Ci sono diversi fattori presi in esame per valutare le possibili conseguenze di una guerra sull’economia globale. Si parte dal contesto, dalla durata del conflitto, dalle nazioni coinvolte e dalla località in cui si combatte. Mark Hubert, famoso opinionista statunitense, ha analizzato le reazioni di Wall Street nel periodo in cui Washington è intervenuta militarmente dagli anni ’80 ad oggi: Grenada nel 1981; Panama nel 1989, la 1° Guerra del golfo nel 1991, Afghanistan nel 2001, e Libia nel 2011. Secondo Hubert, Wall Street, il mese prima che gli Usa intervenissero in questi teatri, andava in rosso per poi recuperare durante i primi trenta giorni dell’intervento armato. Per l’analista americano i mercati non amano l’incertezza. Fin quando non si sa con certezza assoluta se ci sarà o meno il conflitto l’instabilità dei listini aumenta. Nel momento preciso in cui scoppiano le ostilità il mercato risale, ma solo se gli scontri durano pochi mesi. Giuseppe De Luca, professore di Storia economica alla Statale di Milano, in un articolo pubblicato sul “Sole 24Ore” del 13 aprile 2018, afferma che l’arco temporale in cui si svolge il conflitto è quello in cui gli investitori sperano di guadagnare enormi profitti dal settore legato alle attività belliche. Per Larry Neal, professore emerito di Economia all’Università dell’Illinois, l’espansione del debito pubblico è dovuta all’aumento della spesa governativa nel comparto militare, condizionando gli stessi titoli azionari di quelle aziende che operano nel comparto bellico. Ciò è dovuto anche alla rivoluzione tecnologica che sta dando una forte spinta all’economia, anche grazie all’evoluzione dell’Hi Tech. Questa sta influenzando anche il settore militare. Ciò potrebbe cancellare l’effetto delle politiche keynesiane rischiando di non poter “dopare” la crescita del PIL in alcuni Paesi.
Una guerra più lunga porta ad un dispendio enorme di risorse economiche ed umane. I grandi conflitti armati sono rischiosi e creano di per se stessi situazioni di instabilità economica negli Stati coinvolti in modo diretto o indiretto.