Quando pensiamo all’erogazione del credito, in particolare ai prestiti, viene automatico associarlo al canale bancario, che da sempre svolge questo ruolo per famiglie e imprese, andando ad impiegare così i depositi raccolti presso la clientela retail. Come è ovvio che sia, l’ottenimento di un prestito bancario dipende principalmente dall’affidabilità creditizia del richiedente e dalle garanzie che quest’ultimo è in grado di fornire. La verifica di questi requisiti, anche in caso di esito positivo, può richiedere dei tempi prolungati.
Quello che in pochi sanno, però, è che esiste anche la possibilità di ottenere un prestito con procedure completamente diverse, online e in tempi molto brevi, disintermediando gli istituti di credito tradizionali. L’opportunità appena indicata viene definita peer-to-peer lending o lending crowdfunding. Il primo termine ci indica che parliamo di un’attività realizzata tra pari: si può trattare di un prestito effettuato consumer to consumer, tra privati, oppure di uno di tipo consumer to business, nel quale le imprese raccolgono fondi a titolo di credito finanziario da privati cittadini. Dal secondo termine, invece, deduciamo che la raccolta viene effettuata da una controparte di tipo crowd (folla), ovvero lo stesso prestito è finanziato da un’ampio numero di sottoscrittori.
I prestiti consumer to business
La tipologia di lending crowdfunding di maggiore interesse è quella consumer to business. Infatti, in tal modo, soprattutto le piccole imprese possono essere finanziate direttamente da una moltitudine di investitori. Facendo ricorso a questo strumento, i finanziatori e i prenditori sottoscrivono un contratto di debito con il quale i primi forniscono una somma di denaro e i secondi si impegnano a restituire il capitale, maggiorato di un tasso di interesse, entro un dato lasso di tempo, proprio come avviene nei prestiti bancari.
La differenza principale risiede, invece, nel fatto che l’incontro tra la domanda e l’offerta avviene su piattaforme online, che, oltre a gestire i flussi di pagamento tra le parti, hanno anche il compito di valutare il merito creditizio del debitore. Quest’ultimo aspetto viene ottemperato assegnando ai richiedenti fondi un punteggio (rating) che indica sinteticamente la probabilità che il prestito venga ripagato. Quindi le imprese hanno la possibilità di ottenere interamente prestiti grazie alla funzione svolta dalle piattaforme online.
Identikit delle aziende
Le aziende che hanno fatto ricorso a questo strumento in Italia sono state per il 75% microimprese con fatturato inferiore a 2 milioni di euro. Nel momento in cui viene fatta domanda di finanziamento è necessario che siano fornite anche informazioni di base sull’azienda e sul progetto da finanziare. Inoltre, dovranno essere caricati online e messi a disposizione dei potenziali investitori gli ultimi bilanci, in modo da permettere una corretta valutazione sull’affidabilità del richiedente fondi e sulla rischiosità che l’investimento comporta. A questo punto viene fatta una selezione da parte della piattaforma sulla base del merito creditizio. Sono escluse quelle aziende che hanno nel curriculum eventi negativi come debiti non onorati e protesti. Tali informazioni riguardanti la storia creditizia delle imprese che fanno domanda di finanziamento vengono acquisite mediante una richiesta alla centrale rischi della Banca d’Italia.
Un ulteriore elemento che i richiedenti dovrebbero considerare, perché ne agevola l’ottenimento, è la digitalizzazione. Infatti, anche se il 64% delle PMI che chiedono un finanziamento non ha nemmeno un sito web, la percentuale di aziende non digitalizzate che effettivamente lo ottiene si abbassa a meno della metà del totale. Una volta ottenuti i fondi, le aziende devono pagare una commissione proporzionale all’importo finanziato, con la quale viene remunerata la piattaforma online, ma solo in caso di buon esito dell’operazione. Nell’eventualità di mancato ottenimento, infatti, non deve essere pagata alcuna commissione.
Il finanziamento
I prestatori possono essere investitori privati, imprese o investitori istituzionali, che affidano alla piattaforma di lending l’allocazione ottimale dei fondi ai richiedenti, al fine di minimizzare il rischio. È possibile finanziare anche solo una piccola quota del prestito richiesto da ciascun debitore. Il finanziamento è generalmente costituito da un mutuo a tasso fisso compreso tra mille e un milione di euro, della durata variabile tra pochi mesi e cinque anni e prevede il pagamento di rate comprensive di una quota capitale e una quota interessi. Quest’ultima (ovvero il tasso di interesse riconosciuto sul prestito) viene stabilita tramite un’asta competitiva tra i finanziatori o decisa dalla piattaforma sulla base del rating creditizio assegnato. Normalmente non è necessario fornire garanzie per ottenere il finanziamento. È infine possibile che la posizione debitoria venga estinta anticipatamente dalle imprese senza spese aggiuntive.
I vantaggi del lending crowdfunding
Il principale vantaggio delle procedure di lending crowdfunding è che queste sono espletate completamente online grazie alle piattaforme e questo contribuisce a ridurre nettamente i costi. A fronte di costi contenuti vengono anche richieste delle commissioni molto basse. Questo porta dei benefici sia per i finanziatori, che percepiscono interessi più elevati rispetto ad altri strumenti finanziari, sia per i debitori, che devono pagare un tasso d’interesse più basso rispetto, ad esempio, a quello necessario per il credito al consumo.
Inoltre la completa digitalizzazione dei processi porta anche ad una notevole rapidità nell’erogazione del finanziamento, aspetto che viene indicato proprio dai beneficiari come il principale pregio di questa forma di accesso al credito. Infatti, la richiesta di prestito viene valutata mediamente entro 24 ore e, se positiva, i fondi vengono erogati in media entro 72 ore. Infine, il lending crowdfunding permette l’accesso a finanziamenti anche per determinate imprese che rimangono escluse dal credito bancario per mancanza di garanzie contrattuali, nonché a prestiti dall’importo molto contenuto che le banche non concedono a causa delle spese fisse troppo alte; consente inoltre alle PMI di differenziare le proprie fonti di finanziamento.
La situazione italiana
Come spesso accade, però, il nostro Paese si presenta molto indietro sulla diffusione di questo strumento. Infatti in Italia il lending crowdfunding, sebbene presente dal 2008, stenta a crescere. La causa di ciò può essere individuata negli svantaggi e nei limiti dello strumento. Si tratta, ad esempio, di finanziamenti standardizzati, per cui non sono presenti scelte flessibili come le linee di credito, né è possibile la rinegoziazione dei termini del prestito per consentire ai debitori di superare un momento di difficoltà.
Inoltre, sebbene i tassi d’interesse applicati siano più bassi di quelli medi per il credito al consumo, essi risultano comunque più elevati di quelli di un normale prestito bancario, a causa della maggiore rischiosità per i finanziatori. I PIR, o piani individuali del risparmio (trovi qui il nostro articolo su di essi), sono destinati solo a strumenti cartolarizzati come azioni e obbligazioni e pertanto escludono i finanziamenti tramite prestiti alle PMI. L’inserimento di questi ultimi tra gli strumenti di investimento dei PIR potrebbe rappresentare un notevole volano per il lending crowdfunding che per il momento non è stato sfruttato.
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