“Institute for Government” e “InCiSE”
L’Institute for Government è una fondazione nata nel 2008 con sede a Londra e che opera come “think tank” con l’obiettivo di dare un contributo all’efficacia delle politiche intraprese dal governo attraverso l’analisi e la produzione di documenti utili a stimare i risultati reali. Tra gli strumenti sviluppati rientra l’International Civil Service Effectiveness index (InCiSE): un indice, definito dallo stesso ente come “prototipo pilota”, creato con l’intento di stimare l’efficienza dei servizi civili a livello globale. Nel diagramma radar sottostante possiamo prendere visione dei risultati conseguiti dall’Italia, rapportati alla media dei punteggi di ogni specifica categoria.
Italia: graduatoria e dati
L’InCISE colloca l’Italia al 27° posto della graduatoria. Nello specifico della ricerca emerge un punteggio eccellente nella voce di social security, che consiste nella valutazione dei costi di amministrazione come valore percentuale della spesa totale per la sicurezza sociale: a una bassa incidenza dei costi di amministrazione corrisponde una più efficiente gestione della spesa pubblica. È ottimo anche il punteggio che corrisponde alla voce di crisis management, la quale misura le capacità di pianificazione e monitoraggio del rischio, l’efficienza di informazione pubblica e sensibilizzazione, la cooperazione internazionale e, infine, la metodologia di valutazione post-crisi. In questo senso l’Italia ha ricevuto una nota di merito per essere uno dei paesi capofila nelle metodologie di monitoraggio del rischio. Non è altrettanto performante la voce di fiscal and financial management, stimata sulla base dei processi di valutazione economica e di budgeting a medio termine, nonché della produzione di bilanci performance based. Lo stesso punteggio scarso caratterizza la voce di tax administration che stima l’efficienza nella riscossione delle imposte, quanto i servizi sono focalizzati sull’utente e la combo estensione/qualità della fornitura digitale. Questi ultimi indicatori sottolineano di fatto l’inefficienza della gestione della spesa pubblica.
Per quanto riguarda la corruzione (voce integrity), scopriamo che, purtroppo, è l’ennesima voce con punteggio mediocre. Al suo interno sono racchiusi la percezione generale sul livello di corruzione, l’adesione a regole e procedure internazionali, il perseguimento di un’etica lavorativa, l’equità e l’imparzialità di trattamento e, infine, i processi in atto per preservare l’integrità e prevenire i conflitti di interesse.
Cosa accade nella pratica?
Ma sul piano legislativo quali sono le novità più recenti che mirano alla riduzione della corruzione?
Dalla sua entrata in vigore, sino alle ultime vicende politiche, si è spesso sentito parlare de D.Lgs. n. 235 del 31 dicembre 2012, conosciuto anche come legge Severino. Sono state così introdotte nell’ordinamento italiano le caratteristiche di incandidabilità e il divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo in seguito a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi. Gli effetti reali e consistenti della legge, tuttavia, si stanno facendo attendere. Dall’ultimo Report anti-corruzione dell’Europa emerge che la Corte dei Conti italiana ha stimato che la corruzione ha un impatto di costi diretti del valore di 60 miliardi di euro per anno (circa il 4% del GDP). Nel 2012 il Governo costituì una commissione, composta da magistrati e accademici, con l’obiettivo di analizzare e proporre soluzioni in merito alla trasparenza e alla prevenzione della corruzione nella Pubblica Amministrazione. La stessa commissione arrivò a stimare dei costi indiretti (ad esempio legati a ritardi amministrativi, malfunzionamenti degli uffici pubblici, l’inefficienza o addirittura l’inutilità degli uffici pubblici, perdita di competitività e riduzione degli investimenti, …), che nel caso delle grandi opere pubbliche, ammontavano a circa il 40% dei costi degli appalti pubblici.
Curiosità
Il reato di corruzione viene definito, nella sua pluralità di forme, dal Codice penale agli art. 318 e ss. Dal 1995 a data “da definirsi”, Silvio Berlusconi, ha dovuto affrontare ben 34 processi, tra i quali risultano: 1 condanna definitiva, 4 assoluzioni, 14 archiviazioni, 8 prescrizioni, 2 amnistie, 3 proscioglimenti e 2 processi in corso. Tra i processi caduti in prescrizione, le assoluzioni, le archiviazioni ed i processi in corso risultano 2 accuse per concorso in corruzione in atti giudiziari (Lodo Mondadori, corruzione dell’avvocato David Mills), 1 accusa per concorso in corruzione (tangenti alla guardia di finanza), 1 accusa di corruzione giudiziaria (Processo SME), 1 accusa di corruzione e istigazione alla corruzione (Caso Saccà) e, infine, 1 accusa di corruzione di testimoni (processo Ruby): il 15% dei capi d’accusa rivolti all’ex premier ha ad oggetto la corruzione.
Fonte dati su costi diretti e indiretti della corruzione stimati per l’Italia: https://ec.europa.eu/home-affairs/sites/homeaffairs/files/what-we-do/policies/organized-crime-and-human-trafficking/corruption/anti-corruption-report/docs/2014_acr_italy_chapter_en.pdf