In questi giorni il tema delle scorte è tornato agli onori della cronaca dopo che Salvini si è scontrato con lo scrittore Roberto Saviano, che vive sotto scorta dal 13 ottobre 2006.
“Saranno le istituzioni competenti a valutare se corra qualche rischio, perché mi pare che passi molto tempo all’estero”, aveva detto il 21 giugno il segretario della Lega.
Partiamo dal principio: a chi e come viene assegnata una scorta? Il governo Berlusconi istituì nel 2002 l’Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza Personale (Ucis) dopo l’assassinio dell’economista Marco Biagi, a cui era stata tolta la scorta nel dicembre dell’anno precedente.
L’Ucis è una struttura del Dipartimento della pubblica sicurezza che si occupa della tutela e della protezione delle persone esposte a particolari situazioni di rischio (terrorismo, crimine organizzato, operazioni di intelligence). Deputa le scorte e valuta, in base al rischio ed alle minacce a cui è esposta la personalità, il grado di protezione che gli spetta. I livelli in questione sono quattro, con assegnazioni diverse di auto blindate ed agenti.
Spetta unicamente all’Ucis, inoltre, il delicato compito di decisione di revoca o meno di una scorta assegnata.
In Italia i soggetti che usufruiscono di questi servizi sono quasi 600 (nel 2016, 574) e sono impiegate circa 2 mila unità delle forze dell’ordine, per un costo approssimativo di 250 milioni di euro annui tra stipendi, auto blindate e spese accessorie.
È difficile stabilire con certezza se l’Italia detenga il record europeo per soggetti sotto una qualche forma di protezione, non esistendo un rapporto specifico su questo tema. La difficoltà di verifica è data da un lato dall’impiego di diversi corpi delle forze dell’ordine, dall’altro dalle diverse forme di protezione e dai criteri di assegnazione.
Nella polemica con Saviano, è importante sottolineare come nel nostro Paese ben 19 giornalisti (dati 2017) siano sotto scorta per aver ricevuto minacce alla propria vita. Senza entrare nel merito dell’assegnazione delle tutele va però ricordato che più di metà dell’elenco è composto da personalità politiche, anche se la maggior parte di esse non hanno mai ricevuto minacce dirette alla propria incolumità.
L’ex presidente della Camera Irene Pivetti ha mantenuto la scorta per oltre 10 anni dal termine del mandato, nel 1996. E tutt’ora ne usufruiscono Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini e Renato Schifani, ex presidenti della Camera (i primi due) e del Senato. Due guardaspalle spettano ancora gli ex sindaci di Roma Alemanno e Marino e due a Virginia Raggi. E se ciò non bastasse nella lista degli scortati “illustri” figura anche Claudio Lotito, presidente della Lazio.