Le filiali italiane si restringono e scendono sotto la media europea. Cipro fa meglio dell’Italia: sintetizza così la ricerca di First Cisl, pubblicata attraverso AdnKronos, sul dimensionamento degli sportelli bancari presenti sul territorio nazionale.
“Banche: First Cisl, in zona euro Italia peggio di Cipro”. Questo il titolo del lancio. “Le banche italiane hanno in media 7,4 sportelli ogni mille imprese mentre sono 8,7 nel territorio della moneta unica”.
“E’ sconfortante notare che siamo perfino peggio di Cipro che ha 9,5 filiali per mille imprese”. La riflessione generata dall’analisi di First Cisl viene rilanciata dall’agenzia di stampa che prosegue: “Le statistiche sbandierate dalle banche italiane e dalla stessa vigilanza per farci credere che sia necessario ridurre ancora il numero degli sportelli bancari – afferma il segretario Generale di First Cisl, Giulio Romani – sembrano quelle di Trilussa: si sostiene che abbiamo 4,5 filiali ogni 10 mila abitanti mentre la zona euro è a 4,2, ma non si dice che nell’area mediterranea la media è di 5. Si tace sul fatto che abbiamo filiali più piccole, nelle quali in media lavorano mediamente 3 addetti in meno rispetto alla media europea. Sono le imprese ad essere maggiormente colpite da questa carenza di servizio e tutto ciò sembra indicare che sulle difficoltà della ripresa economica italiana possa gravare anche un servizio bancario ad aziende e famiglie inadeguato rispetto ai dettami della Costituzione in materia di tutela del risparmio e indirizzo del credito”.
Proprio su questo si è soffermato il responsabile dell’Ufficio Studi di First Cisl Colombani, che ha spiegato che “solo Spagna e Portogallo hanno meno addetti per sportello di noi, mentre la Germania ne ha quasi il doppio, per non parlare dei 19,1 addetti dell’Austria o dei 46,5 dei Paesi Bassi. Il divario è ancora più eclatante se si considera che un lavoratore bancario italiano serve in media 215 abitanti e 13,1 imprese, mentre un bancario tedesco si occupa appena di 133,3 abitanti e di 3,9 imprese”.
“Quel che non si capisce – ha concluso – è perché dovremmo trasformare le reti delle banche italiane prendendo il peggio di ogni modello per crearne uno inedito: poche filiali come nei paesi nordici e pochi addetti per sportello come nei paesi iberici. Uno strano menù in cui si pretende di soddisfare più commensali diminuendo sia le dosi dei singoli piatti, sia il numero delle portate”.
Naturalmente la ricerca di First Cisl fornisce dati, ma non un’univoca chiave di lettura, è per questo che negli ultimi giorni si sono susseguiti articoli di critica con posizioni quasi opposte: da una parte diversi esperti, Colombani in primis, descrivono il dato come una rappresentazione della reale condizione economica imperante in Italia; come a voler suggerire che la conclusione ultima di un regresso finanziario porti le banche e gli istituti di credito in generale a restringere drammaticamente uffici, filiari e posti di lavoro. Dall’altra c’è la corrente di pensiero, portata avanti inizialmente da Il Sole 24ore, che l’involuzione economico-amministrativa è opera anche di un sistema bancario che non è riuscito ad adeguarsi a criteri di gestione comuni in quasi tutt’Europa, per non dire a livello globale.
Il dibattito continua, ma intanto i numeri parlano drammaticamente chiaro, e se c’è una degenarazione economica poco importa se le banche si pongano a monte o a valle del “processo”.