Quando iniziamo a interessarci di economia incominciamo a guardare ciò che ci circonda da un punto di vista diverso. Quant’è il markup su quella pizza? Come riesce a guadagnare Amazon con le consegne con Prime? Chissà a quanto affittano qui in centro al metro quadro, e così via. Iniziamo a cercare di individuare i flussi di denaro e le strategie delle imprese, compreso il Bar sotto casa. Ecco, una cosa che è sempre sotto il nostro naso, ma a cui spesso non pensiamo, è il funzionamento di un aeroporto. Dopotutto ci dovrà esser una società che lo gestisce e questa società avrà delle entrate e delle uscite. Lo scopo di questo articolo è dare un’occhiata alle strategie commerciali degli aeroporti, esaminandone uno in particolare. Vediamo se alla fine saprete indovinare di quale si tratta. Fatecelo sapere nei commenti!
L’aeroporto come nodo
Gli aeroporti sono dei nodi, nodi in una rete di dimensione nazionale, continentale, mondiale. Sono dei punti di interconnessione fra diverse città e nazioni, fra le infrastrutture ferroviarie, le autostrade e le rotte aeree. In quanto tali sono fondamentali punti di passaggio sia di passeggeri che merci. Ora che abbiamo chiara questa loro caratteristica possiamo capire come un nodo di questo tipo possa avere un impatto importante sul flusso di persone e beni che arrivano o partono da una città o un paese intero. Potremmo quindi considerare la costruzione e l’amministrazione di un aeroporto come un investimento, a causa dell’indotto che potrebbe generare sull’economia locale. Basta questa breve analisi per capire come mai la maggior parte degli aeroporti sia almeno in parte proprietà di enti pubblici e sia spesso in perdita: non importa se non fanno profitti, perchè hanno la stessa funzione di un sussidio all’economia locale.
Il nostro aeroporto
L’aeroporto che consideriamo ora ha la particolarità di non avere enti pubblici nella sua amministrazione ed è dunque orientato al profitto, come ogni impresa nei modelli economici. Proprio per questo motivo costituisce un ottimo esempio per quello che vogliamo mostrarvi.
Spese, servizi, ricavi
Stacchiamoci dal livello macro e concentriamoci sul livello micro, ovvero ciò che accade all’interno del singolo aeroporto. Cosa sappiamo? Innanzitutto sappiamo che come ogni impresa ha dei costi da sostenere. Ma quali sono questi costi? Si passa dai salari degli impiegati, alle bollette, ai costi di manutenzione. E poi ci sono gli interessi da pagare sui prestiti contratti per la costruzione di un nuovo terminal, per l’acquisto e l’installazione dei nuovi scanner biometrici, l’aggiornamento del sistema informatico, le consulenze. Se pensiamo a tutte le funzioni che vengono svolte in un aeroporto ci inizia a girare la testa: la gestione dei cargo, la gestione dei bagagli, la manutenzione e il rifornimento degli aerei, i ristoranti e i duty free, per non parlare del controllo del traffico aereo, dei parcheggi, del noleggio auto. Abbiamo parlato di indotto, ma non serve andare lontano per averne i primi esempi: molti servizi aeroportuali sono spesso esternalizzati ad altre imprese, come i precedenti. Queste imprese ovviamente pagano una fee all’aeroporto, un po’ come un affitto. Ed è qui che iniziamo a parlare di entrate. Vi ricordate l’articolo sulla struttura dei supermercati? Bene, qualcosa di simile si può applicare anche agli aeroporti. È nell’interesse di chi lo gestisce snellire il più possibile le procedure di check in e sicurezza, in modo che i passeggeri possano passare più tempo possibile nel labirintico percorso verso il gate. Percorso pensato appositamente per essere lungo e tortuoso, in modo da poter esporre i clienti al più alto numero possibile di prodotti e servizi. Anche l’assegnazione del gate con l’anticipo minore possibile è funzionale alla permanenza nella zona acquisti!
Differenziazione dei clienti
Anche in questo caso viene applicata una differenziazione dei clienti: è chiaro che i passeggeri in arrivo hanno come unico obiettivo prendere i propri bagagli e lasciare l’aeroporto il prima possibile, mentre i passeggeri in partenza arrivano in anticipo e possono permettersi di trascorrere più tempo in attesa: per questo motivo i negozi sono sempre dopo la sicurezza e prima dell’imbarco e non (con qualche eccezione) dopo il ritiro bagagli. C’è un terzo tipo di passeggeri che è ancora più profittevole per gli aeroporti, perché è il tipo che in media trascorre più tempo in aeroporto. Si tratta dei viaggiatori che fanno scalo, che quindi fanno voli più lunghi, che quindi sono più affamati. Spesso inoltre, essendo i voli lunghi più costosi, questi ultimi sono anche i passeggeri più facoltosi e propensi all’acquisto.
Caccia al pesce più grosso
C’è un ulteriore motivo che rende questo tipo di viaggiatori così interessante: la fee che le compagnie aeree devono pagare all’aeroporto per l’utilizzo di piste, hangar, gate e servizi accessori. In particolare questo aeroporto impone una tariffa fissa per ogni volo in entrata a seconda delle dimensioni dell’aereo e una tariffa variabile, calcolate in una cifra standard moltiplicata per il numero di passeggeri del singolo volo (con ovviamente la possibilità di accordi più vantaggiosi per le compagnie che portano un volume maggiore di passeggeri). Ora risulta chiaro l’interesse verso i voli operati con aerei di stazza maggiore: che strategia implementare per massimizzare i nostri profitti? Dai dati che abbiamo possiamo capire come l’interesse sia verso voli di lungo raggio, aerei di dimensioni considerevoli e un spiccato interesse per essere un aeroporto dove fare scalo. La risposta è semplice: un considerevole taglio alle tratte nazionali o più brevi, perché comporterebbero l’utilizzo di aerei più piccoli. Perché dedicare attenzioni ad un Dash 8 Q 400 di un volo locale quando potrei far atterrare un Boeing 747 da un volo intercontinentale? Un ultimo trucco è far sì che l’aeroporto non sia ben collegato con la città più vicina e che questo collegamento sia costoso: isolare l’aeroporto in questo modo lo rende sempre di più un hub per voli a lungo raggio, lasciando ad altri aeroporti la competizione per i voli a raggio più corto.
Grossi aerei, tratte lunghe, hub molto importante, gestito privatamente e mal collegato alla città più vicina: riuscite a indovinare di che aeroporto stiamo parlando?