Un elemento che contraddistingue l’attuale presidente degli Stati Uniti dai suo predecessori è l’utilizzo intensivo dei social network, soprattutto Twitter, come leva per diffondere rapidamente riflessioni e commenti, ma anche elogi per chi investe in America e “minacce” per chi non lo fa.
Lockheed Martin e Google
Questo atteggiamento, se ostile nei confronti di diverse multinazionali americane, ha invece risvolti positivi per le società che seguono le direttive imposte dal Presidente, in quanto va a creare pubblicità, ottime aspettative e quindi profitti. Un esempio che rispecchia la potenza mediatica di Trump riguarda il caso Lockheed Martin, la nota società aerospaziale americana che, secondo il Presidente, forniva il velivolo F-35 ad un prezzo esageratamente elevato. In seguito alle iniziali resistenze della società, Trump utilizzò Twitter per invitare la società concorrente, la Boeing, a fornire un velivolo alternativo più economico. Conseguenza di questo tweet fu il crollo del prezzo delle azioni Lockheed Martin sui mercati finanziari. In questo caso il Social è stato utilizzato come arma in grado di danneggiare pesantemente tutti coloro che non seguano le direttive imposte coerentemente da Trump rispetto alla politica adottata.
Un altro celebre tweet di Trump ha riguardato Google, il quale, secondo il Presidente degli Stati Uniti, avrebbe approfittato di molte persone per agevolare la diffusione di notizie non veritiere, accusandolo anche di essere “truccato”. In un secondo tweet, Trump proseguì nelle accuse:
“Il 96% dei risultati delle ricerche Trump News proviene da media di sinistra. Google e altri stanno sopprimendo le voci dei conservatori e nascondendo le buone notizie. Stanno controllando quello che possiamo o non possiamo vedere. E’ una questione molto seria che dovrà essere affrontata”
Trump e Musk
Gli attacchi e gli avvertimenti ai social media sono diventati nel corso del tempo un cavallo di battaglia del Presidente americano, come dimostra lo scambio di tweet con Elon Musk, visionario fondatore di Tesla e Space X. Obiettivo di Elon Musk era di fare pressione sul Presidente affinché gli Stati Uniti e la Cina raggiungessero un accordo su regole uguali ed eque per il settore automobilistico. Inizialmente i tweet arrivarono proprio mentre Trump si preparava ad annunciare l’introduzione da parte degli Stati Uniti di una tariffa del 25% sull’importazione dell’acciaio e del 10% su quella dell’alluminio, una mossa destinata a colpire la Cina, ma di certo più duramente l’Europa.
Ovviamente i tweet di Musk, già iniziati dalla scorsa Primavera, erano finalizzati a tutelare la casa automobilistica di cui era CEO , avendo dichiarato infatti:
“Sono contrario ai dazi doganali in generale, ma le regole attuali rendono le cose molto difficili. È come gareggiare in una gara olimpica indossando scarpe di piombo. Voglio solo un rapporto equo, dove i dazi e le regole siano ugualmente moderate. Niente di più. Spero che questo non sembri irragionevole”.
In effetti Musk ha spiegato come gli Stati Uniti imponessero delle tariffe dieci volte minori sulle importazioni di automobili dalla Cina, che invece applicava il 25% sulle vetture importate dall’America, rendendo il loro prezzo “orientale” molto più alto rispetto a quello “occidentale”.
La risposta del Presidente americano non tardò ad arrivare ma risultò essere molto pacata, concludendo che gli Stati Uniti avrebbero introdotto un programma fiscale reciproco fino a un certo punto.
Questa vicenda assieme alla più recente volontà di Musk di ritirare Tesla da Wall Street aveva generato un crollo improvviso delle azioni Tesla che avevano registrato il più profondo calo subìto dal primo trimestre del 2017 con un calo di circa 120 punti rispetto all’inizio del 2018. In questo caso il dibattito social tra Trump e Musk è stato il punto di partenza del processo di decrescita delle azioni Tesla che è culminato con il crollo subito dalla casa automobilistica dopo le recenti dichiarazioni di Musk e il conseguente cambio di CEO al comando di Tesla.