Negli ultimi decenni si è assistito ad una crescita esponenziale dei fondi d’investimento a gestione attiva e passiva. Una particolare categoria di fondi che continua a riscuotere sempre più interesse è quella degli ETF. Che cosa sono?
ETF è l’acronimo di “Exchange Traded Fund”, un particolare tipo di fondo con due caratteristiche che lo distinguono dalle altre forme di investimento:
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È negoziato in Borsa come un’azione;
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Ha come unico obiettivo d’investimento quello di replicare l’indice al quale si riferisce, attraverso una gestione passiva.
Come si può notare, dunque, l’ETF condivide allo stesso tempo caratteristiche dei titoli azionari e degli index funds (IF), rendendolo appetitoso al grande pubblico e agli investitori professionali. Acquistare un ETF permette di realizzare la diversificazione e la riduzione dei rischi tipica dei fondi di investimento; allo stesso tempo, la negoziazione continua sul mercato permette di conoscere in ogni momento il loro valore, garantendone così la massima trasparenza. Infatti, a differenza degli index funds, il prezzo degli ETF è determinato dalle forze di mercato, e dunque essi si comportano come azioni.
Riassumendo, le analogie e le differenze tra gli ETF e gli index funds sono (da Investment Company Institute):
ETF |
INDEX FUNDS |
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Ownership | Investors own a share in a “creation unit” | Investors purchase a pro-rata interest in the securities that make up the fund’s portfolio |
Method of Purchase | Investors can buy ETF shares only through a broker-dealer | Possible to purchase through a variety of distribution channels |
Pricing | Priced continuously; shares are traded at the market price | Priced at the close of the markets each day, computing the NAV |
Management Style | Passive | Passive |
Transaction Costs | Brokerage commission (purchase or sale) and a management fee | Commission fee and an ongoing management fee |
La nascita degli ETF
L’ideazione di tali fondi è fatta risalire al crollo della Borsa del 1987, quando gli investitori istituzionali si accorsero della necessità di scambiare grandi quantità di azioni in modo rapido su base intraday. Nel 1990 fu perciò lanciato un fondo precursore dei moderni ETF, che però dopo pochi anni cessò di esistere a causa della mancanza di interesse e delle soglie minime di investimento, troppo elevate per gli investitori retail. Per tale ragione, la storia moderna degli ETF è fatta risalire al lancio di un fondo che replicava l’indice Toronto Stock Exchange 35 e che ebbe un rapido successo. Soltanto nel 1993 fu lanciato il primo ETF sul mercato statunitense che aveva lo scopo di replicare lo S&P500.
Negli Stati Uniti tali fondi hanno registrato una crescita enorme negli ultimi 10 anni, soprattutto a partire dal 2000. A Piazza Affari il debutto degli ETF si è avuto soltanto nel 2002 ed il loro numero rimane ancora basso, se rapportato ad altre realtà, anche se in costante crescita.
Perché investire negli ETF?
Il principale vantaggio di tale strumento è legato alla loro trasparenza: infatti essi permettono di osservare in ogni momento il prezzo e di decidere se vendere o comprare. Inoltre, come con i comuni fondi indicizzati, con una sola operazione è possibile acquistare o vendere l’intero portafoglio di titoli che compone l’indice, permettendo così la massima diversificazione possibile. In tal modo è possibile ridurre il rischio specifico, cioè legato alle caratteristiche di uno specifico strumento finanziario. Il successo degli ETF è stato straordinario e così oggi è possibile replicare pressoché qualsiasi tipo di indice, dallo S&P500 al Case30 dell’Egitto assumendo sia posizioni long che short.
Infine, un altro vantaggio rilevante è legato ai costi di gestione, che sono molto più bassi rispetto ai fondi tradizionali; infatti essi non prevedono alcuna commissione di entrata, di uscita e di performance, ma una semplice commissione di gestione. A tali costi si deve aggiungere, così come per le azioni, una commissione di negoziazione dovuta al proprio intermediario per poter operare in Borsa.
I rischi
Il principale rischio connesso all’utilizzo degli ETF è legato all’andamento dell’indice al quale si riferiscono: infatti, pur permettendo di eliminare il rischio specifico di un particolare titolo, essi non eliminano il rischio di mercato. Inoltre, per gli ETF sintetici, cioè che replicano un indice attraverso strumenti derivati (come gli swaps), si possono avere delle discrepanze temporanee nel replicare l’indice sottostante.
Nell’immediato futuro gli ETF beneficeranno dell’entrata in vigore della Mifid II. Infatti la maggior trasparenza richiesta dalla direttiva porterà l’industria finanziaria a ridurre il peso degli strumenti caratterizzati da oneri elevati, per non ridurre i relativi margini di guadagno; conseguentemente si avrà un aumento di prodotti a basso costo, come gli ETF e gli altri fondi a gestione passiva. A questo si deve aggiungere la crescente popolarità dei robo-advisor che porteranno ad un maggior utilizzo di strumenti a basso costo.