Cos’è e come funziona lo Spitzenkandidaten
A partire dal 2014, l’Unione Europea ha adottato un nuovo processo di nomina del Presidente della Commissione mirato ad accrescere la legittimità ed il coinvolgimento popolare. Questo prende il nome di sistema dello Spitzenkandidaten (candidato leader). Prima del corrente mandato governativo di Junker, il primo Presidente nominato attraverso tale procedimento, la più alta carica politica UE veniva scelta dai capi di Stato dei paesi membri tramite maggioranza qualificata (55% delle preferenze) e soggetta in seguito ad approvazione parlamentare. Il sistema Spitzenkandidaten si fonda sulla nomina da parte di ogni partito trans-nazionale di un proprio candidato leader designato prima delle elezioni Europee. La carica di Presidente della Commissione viene poi assegnata al candidato del gruppo politico di maggioranza.
Questo sistema è volto a creare un forte nesso tra la scelta del primo Commissario ed il risultato delle elezioni europee. Esso è infatti concepito per aumentare la visibilità pubblica delle elezioni europee in termini di coinvolgimento dei cittadini nella nomina del più alto rappresentante EU.
Fino ad ora il modus-operandi dello Spitzenkandidaten ha raccolto numerosi pareri favorevoli provenienti da molteplici formazioni partitiche dello spettro parlamentare. Tuttavia le maggiori critiche mosse ad esso, cui principale portavoce è il Presidente francese Macron, puntano il dito verso la scarsa meritocrazia dello Spitzenkandidaten. Ovvero, la scelta del Presidente della Commissione sarebbe priva di ogni giudizio fondato sulle effettive competenze dei candidati a ricoprire un ruolo dai connotati talvolta tecnici e politici.
Lo Spitzenkandidaten dei primi quattro gruppi politici Europei
La scelta dello Spitzenkandidaten di ciascun gruppo politico avviene mediante votazione dei membri durante congressi di ciascun partito tra diversi candidati interni.
L’EPP (Partito Popolare ed il più rappresentato in Parlamento) è stato il primo gruppo politico ad eleggere il proprio Spitzenkandidaten ad inizio Novembre al termine di un acceso testa a testa tra il parlamentare tedesco e vincitore Manfred Weber e l’ex Primo Ministro Finlandese Alexander Stubb.
Frans Timmermans, attuale primo Vicepresidente della Commissione, è stato nominato dal partito Socialisti e Democratici (S&D), secondo blocco partitico più ampio sotto la presente legislatura, come proprio leader.
Un caso particolare è rappresentato dal partito cento-destrista ed euro-realista dell’ERC (Riformisti e conservatori Europei), il quale annovera tra le sue fila partiti euroscettici e conservatori. Durante le passate elezioni, questo gruppo non presentò un candidato in quanto in disaccordo con il sistema in questione. In vista di Maggio prossimo, tuttavia, il partito ha sostenuto la candidatura del Ceco Jan Zahradil.
Maggior incertezza aleggia attorno al nome del prescelto da parte dei liberali e democratici (ALDE), il cui leader politico e stella polare, Guy Verhofstadt, potrebbe non riproporsi come Spitzenkandidaten dopo la precedente nomina quattro anni fa. Il congresso, previsto a inizio febbraio, formalizzerà la scelta del candidato della quarta forza politica Europea.
Il Consiglio è obbligato a sottostare al risultato elettorale? Lo strano intreccio del 2019
In linea teorica il Consiglio Europeo potrebbe non sottostare alla nomina del candidato leader proveniente dal gruppo vincitore delle elezioni e avanzare una propria candidatura. Una situazione simile darebbe vita ad un sostanziale conflitto con i maggiori schieramenti parlamentari, i quali impedirebbero alla preferenza dei leader Europei di raggiungere il sufficiente supporto per essere nominato.
Questo scenario, seppur improbabile, non è da escludere in seguito al voto popolare di maggio. Inoltre, solo una manciata di mesi più tardi, ad Ottobre 2019, avrà luogo l’elezione del nuovo Presidente della Banca Centrale Europea. Questo in un momento storico e della congiuntura economica critico per l’immediato futuro dell’Unione. Tutto ciò fa sì che l’esito delle prossime elezioni europee potrebbe essere un punto chiave per il futuro dell’Europa.
L’accavallamento delle nomine, due Tedeschi, un Olandese ed uno Spagnolo, potrebbe scatenare un complesso intreccio politico tra i Capi di Stato, dei Paesi membri al fine di evitare un’egemonia teutonica al vertice delle istituzioni europee. Nello scenario appena descritto non è irragionevole pensare che il Consiglio Europeo mantenga un ruolo determinante nella nomina del Presidente della Commissione.