L’annuncio della Nuova Via della Seta, o Belt and Road Initiative (BRI), si inserisce in un quadro di rilancio della politica economica cinese volta al mantenimento dello status di super-potenza economica globale. Il progetto di Pechino nel lungo periodo avrà un forte impatto nelle aree coinvolte, con la creazione di un’imponente rete di infrastrutture e collegamenti commerciali in oltre quaranta paesi. L’Italia, in questo quadro, per la Cina svolgerà un ruolo essenziale.
Struttura del progetto
L’iniziativa commerciale cinese della Nuova Via della Seta punta a creare una serie di collegamenti tra la Cina e l’Europa per vie terrestri e marittime. La via terrestre, denominata “cintura economica della via della seta”, sarà composta da nuove linee ferroviarie che si spingeranno fino a Duisburg, alle quali si collegheranno linee già esistenti che andranno ad unire le fiorenti zone economiche cinesi, quali il delta dello Yangtze e del Fiume, con poli importanti quali Amburgo e Rotterdam. Accanto alle infrastrutture ferroviarie, inoltre, verranno create e ampliate le strutture di oleodotti, gasdotti, reti di telecomunicazioni e impianti di energia rinnovabile. Il collegamento marittimo, detto “via della seta marittima del XXI secolo”, andrà a collegare, attraverso una serie di scali marittimi in Sri Lanka e Kenya, la provincia cinese del Guangzhou con il porto greco del Pireo, dove grazie al collegamento con Venezia proseguirà via terra verso il Nord Europa.
La posizione italiana: vantaggi…
L’Italia svolge un ruolo essenziale per il mercato cinese. Infatti, nei primi anni del nuovo millennio, la penisola è stata il terzo Paese dell’UE per investimenti diretti provenienti da Pechino, dietro solo a Regno Unito e Germania. Inoltre, negli ultimi anni, sono stati numerosi gli investimenti cinesi in settori strategici italiani. Fra questi, i principali sono quello delle telecomunicazioni, l’agroalimentare e quello energetico. Ad oggi la Cina, a seguito della Brexit, è in cerca di nuovi sponsor all’interno dell’UE. L’obbiettivo è quello di penetrare nel mercato comunitario e, soprattutto, ottenere il riconoscimento dello status di economia di mercato.
L’Italia potrà sfruttare le opportunità economiche provenienti dai Paesi coinvolti nel progetto. In particolare, avrà la possibilità di partecipare alle gare di appalto per i progetti finanziati dall’AIIB, che al momento valgono quasi 2 miliardi, approvati tra Indonesia, Pakistan, Bangladesh e Oman, senza contare le opportunità offerte dalla via marittima. La combinazione di un trasporto efficiente, su nave e ferrovia, permetterebbe all’Italia di diventare un hub privilegiato per il flusso commerciale proveniente dal Mediterraneo.
…e punti deboli
La recente revisione, del dicembre 2016, della mappa cinese di distribuzione terrestre e marittima sembrerebbe risentire delle inadeguatezze infrastrutturali italiane. Per essere parte della Nuova Via della Seta sono essenziali tre fattori:
- l’adeguamento dei sistemi logistici portuali: affinché siano in grado di ricevere e smistare i grandi flussi di merci. In tal senso, diversi porti italiani si stanno attrezzando per poter competere con i grandi scali marittimi europei. Ad esempio, basti citare gli sforzi dell’Associazione dei porti del Nord Adriatico nel coordinare lo sviluppo delle infrastrutture marittime, stradali, ferroviarie e tecnologiche volti a creare un sistema portuale offshore/onshore che prevede una piattaforma a largo del porto di Venezia e 5 terminal sulla terraferma. Diversamente sta procedendo nel meridione italiano, dove le difficolta del territorio hanno prevalso sulla potenziale rilevanza dei porti di Gioia Tauro e Taranto.
- Lo sviluppo della rete ferroviaria nazionale nel Sud.
- La conseguente integrazione nella rete ferroviaria europea con il completamento dei corridoi della Trans European Network-Tranpsort.