Di Matteo Roncaglio
Nell’immaginario comune ci sono due fazioni nel dialogo sulla liberalizzazione della marijuana: quella favorevole, rappresentata da persone con strani tagli di capelli e piercing, e quella contraria, rappresentata invece per la maggior parte da pensionati che “alla tua età saltavano i fossi per lungo”.
Senza entrare nel merito delle motivazioni che spingono le due fazioni a difendere l’una piuttosto che l’altra posizione, possiamo dire che, se la vendita di marijuana fosse gestita come da normale azienda (o, meglio, da una pluralità di aziende) nel rispetto di ogni normativa vigente, il controllo da parte della legge sarebbe ovviamente più semplice e questo florido business non verrebbe lasciato in mano alla malavita organizzata.
In questo articolo affronteremo i 3 motivi per cui la legalizzazione delle droghe leggere porterebbe ad un maggior gettito fiscale per lo Stato, ad una maggiore sicurezza per i consumatori e ad una minore interferenza della malavita nell’economia legale.
L’ATTUALE LOTTA AL CONSUMO DI DROGA
Attualmente il focus della lotta al consumo di droga è orientata verso i produttori e risulta un costante spreco di denaro. Ad esempio, la polizia ha tentato di distruggere delle piantagioni di coca irrorandole con del diserbante da un aereo. La logica di fondo sarebbe che, creando una contrazione nell’offerta, i prezzi per il consumatore dovrebbero salire sufficientemente da farlo desistere dal consumo.
Ha funzionato? Ovviamente no. Il prezzo per i consumatori è rimasto pressoché immutato per via di due fattori:
– Monopsonio
Il termine monopsonio indica una forma particolare di mercato in cui vi è un solo grande acquirente (in questo caso, un cartello) a fronte di una pluralità di venditori (in questo caso, i contadini sudamericani). Si va dunque a creare una situazione speculare a quella del monopolista, in cui questo unico grande compratore può decidere se e in quali quantità acquistare il prodotto di cui è l’unico acquirente.
Una volta fissata la quantità necessaria, fissa il prezzo in modo da massimizzare il proprio profitto, dando vita ad una formazione dei prezzi completamente diversa da quello che si verificherebbe in condizioni di concorrenza. In sostanza il cartello, come unico compratore, può scegliere di pagare meno la stessa quantità di materia prima scaricando il costo sostenuto sul produttore della stessa e mantenendo invariati i propri profitti. Questo è quello che è accaduto con gli agricoltori sudamericani.
– Il basso prezzo della materia prima
Il costo alla fonte è troppo basso per avere un impatto sul prezzo finale del bene.
La quantità necessaria a produrre un chilo di cocaina costa poche centinaia di dollari di foglie di coca, mentre il prodotto finito arriva a valere più di 100.000$.
I TRE MOTIVI
Alla luce di queste premesse ci sono 3 ragioni per cui legalizzare la marijuana sarebbe un’ottima soluzione al problema per qualsiasi stato:
1. L’inelasticità della domanda
Il concetto di elasticità della domanda rispetto al prezzo è definibile come “la sensibilità” della quantità di domanda di un bene in seguito ad una variazione del prezzo di tale bene. In sostanza è possibile mettere in relazione la variazione percentuale della quantità domandata con la variazione percentuale del prezzo. L’elasticità della domanda è fondamentale per capire l’effetto che avremo con il nostro intervento. Costi più alti per i produttori si dovrebbero tradurre in costi maggiori per i consumatori che dovrebbero essere scoraggiati all’acquisto. Dovrebbero, appunto.
Nel caso delle droghe (leggere e non, seppur per motivi diversi) la domanda si presenta come inelastica ossia, a fronte di una variazione del prezzo, si presenta una variazione della domanda meno che proporzionale. Il prezzo maggiore ha dunque come unico output un aumento della spesa generale per i consumatori che continueranno a consumare la medesima quantità.
Il premio Nobel MacArthur sosteneva che, nel momento in cui la domanda di un bene risulta inelastica, il costo sostenuto da uno stato per rendere una sostanza illegale eccede i benefici.
Ovviamente è complicato fare calcoli precisi sui prezzi e sulle vendite non potendoci basare sui bilanci dei grandi Signori della Droga, ma possiamo dire che l’incremento dei prezzi degli ultimi anni non si sia tradotto in una minore ricchezza del mercato della droga. Cocaina, eroina e il resto delle “droghe pesanti” creano una forte dipendenza e per le persone che le consumano non è facile cambiare abitudini solo in funzione dell’aumento del prezzo di una piccola percentuale. Nel caso dell’eroina la domanda è addirittura fortemente inelastica in virtù della dipendenza pressoché assoluta. Nel caso della cannabis la dipendenza risulta infinitamente inferiore, non essendo nulla più che una dipendenza psicologica. Tuttavia la domanda risulta comunque inelastica.
Parliamo ora dei numeri relativi alla cannabis.
L’elasticità della domanda di marijuana è di 0,33. Sostanzialmente possiamo dire che ad un aumento del prezzo del 10% farà fronte una diminuzione della domanda del 3,3%. Il problema? Questo calo della domanda si tradurrà in un incremento del valore generale del mercato. Vediamo ora il motivo:
Immaginiamoci una situazione in cui i pusher di quartiere applicano un prezzo di 10€/g, guadagnando 10.000€ al mese. Una forte presenza della polizia aumenta i costi per i venditori, forzandoli ad alzare il proprio tariffario del 10% (come detto nell’esempio precedente) e portando il prezzo a 11€/g.
Se applichiamo i calcoli fatti in precedenza sull’elasticità della domanda, questo aumento di prezzo si tradurrà in un calo del 3,3% ossia il pusher venderà 967g, anziché 1000g, al mese.
La nuova quantità venduta di 967 grammi al mese al prezzo di 11€/g si tradurrà in un maggiore profitto per il venditore che arriverà a guadagnare 10637€ al mese (un incremento di +637€ rispetto al precedente prezzo di 10€/g.). Ora il nostro spacciatore di fiducia può assumere uno stagista ad aiutarlo. Ottimo.
La nostra “operazione di polizia” ha avuto un costo per la comunità e si è tradotta in un minore consumo di marijuana, ma ha arricchito l’economia criminale permettendole di avere un dividendo maggiore da dirottare poi nell’economia legale. L’intervento dello stato ha avuto come effetto il calo del consumo, ma ha aumentato i prezzi e i guadagni della malavita organizzata. In conclusione: in un mercato in cui la domanda è inelastica, i prezzi maggiori significano solo maggiori profitti per la malavita.
2. Rimuovere capitali alla malavita organizzata
Da un punto di vista pubblico, il problema del mercato della droga e della malavita non è la droga in sé: se i signori della droga semplicemente spendessero i soldi in ville e belle automobili il danno per la collettività sarebbe relativamente limitato. Il fatto che le mafie guadagnino non è da limitare alla sfera dei loro consumi di beni di lusso. Anzi.
Le maggiori disponibilità economiche non diventano sempre una nuova Lamborghini per il boss della cosca, ma si traducono in maggiori possibilità finanziarie che permettono una maggiore penetrazione della malavita nell’economia reale, pagando tangenti, corrompendo funzionari, compiendo una concorrenza sleale verso aziende del mercato legale. Alla luce dell’inelasticità della domanda, i maggiori profitti significano maggiori disponibilità economiche per finanziare l’attività illecita stessa e ne foraggiano l’esistenza.
Una soluzione interessante è stata attuata in Svizzera.
E’ stato permesso a dei dottori specializzati di prescrivere l’eroina, gratuitamente, alle persone che ne erano dipendenti. Svizzeri pazzi? Tossici a spese della comunità? Aspettate un attimo, analizziamone le motivazioni.
Sono stati inizialmente individuati 3.000 consumatori che, pur rappresentando il 10/15% del totale dei consumatori del paese, contribuivano per il 60% della domanda totale. Clienti fidelizzati. Quelli con la tessera punti e che il pusher chiama per fargli gli auguri durante le feste. Ecco: dando loro eroina gratuita sotto supervisione medica, la percentuale di furti è crollata del 90%. Ovvio, potremmo pensare. Tuttavia l’effetto più interessante è stato un altro. Togliendo dal mercato i consumatori che ne rappresentavano la maggioranza dei consumi, hanno reso il mercato in generale meno profittevole.
E questo cosa ha portato in conclusione? Questo ha eliminato la maggior parte dei venditori, obbligandoli ad abbandonare il mercato illegale e rendendo più complicato il trovare la droga per un consumatore occasionale.
3. Impatto della legalizzazione sul mercato legale
Un mercato legale può essere regolamentato e diventare sicuro per i consumatori.
In Colorado abbiamo osservato il primo tentativo di legalizzare il mercato delle droghe leggere.
Le droghe vengono testate in sicurezza, etichettate con chiarezza, confezionate in modo da essere sicure per i bambini e vendute a chi ha l’età legale per acquistarle. Esattamente come gli alcolici. Portando la droga sotto il controllo del mercato legale e togliendone il controllo esclusivo da parte della malavita è stato possibile attuarne un controllo che ne rendesse il consumo meno pericoloso per la collettività. Comunque, il vero problema è l’opportunità persa nella non legalizzazione. L’effetto moltiplicativo celato in questo grande mercato è incredibile.
Analizziamo il caso del Colorado.
La legalizzazione ha portato 30.000 nuovi lavori connessi al mercato della cannabis. Le vendite sono aumentate ed hanno portato nuovi flussi di imposte derivanti da mercati prima non tassati oltre che minori costi di sicurezza per la collettività e meno persone in carcere per reati anche attualmente considerati minori. Le vendite hanno un valore di 700.000$ all’anno che sono stati tolti dunque dalle mani dei boss e della malavita per essere affidati a business men legali disponibili a pagare la loro parte di tasse lavorando come una normale impresa agricola.
In Gran Bretagna il mercato della droga contribuisce per 7.4 miliardi di dollari al PIL: più dell’industria pubblicitaria, per capirci. Giornalmente perdiamo l’occasione di lavorare in sicurezza alla creazione di un mercato che rappresenta un’enorme fetta dei consumi dei cittadini pur rimanendo illegale.
Indovinate un po’? Il business della prostituzione è persino più grande, generando ogni anno circa 8.9 miliardi di entrate nel solo Regno Unito.
La droga e il sesso, insieme, avrebbero per la Gran Bretagna un valore maggiore dell’intero settore agricolo. Fa strano pensarci?
Le attuali politiche in Europa e America sono semplicemente il modo migliore per facilitare la malavita a discapito di un mercato legale e regolamentato e, soprattutto, a discapito della sicurezza dei consumatori.