Sono all’incirca 19 mila le imprese che in Italia si occupano di Management Consulting. Tutte insieme sviluppano un fatturato pari a poco più di 3,3 miliardi di euro (lo 0,2% del PIL italiano) e impiegano circa 35.500 addetti (lo 0,16% dell’occupazione italiana). Il settore della consulenza è composto da una miriade di micro-imprese a cui si aggiungono poche grandissime società. In particolare, esistono 35 imprese con oltre 50 dipendenti che realizzano quasi la metà del fatturato ed occupano in totale il 27% degli addetti. All’altra estremità vi sono circa 16 mila micro-imprese (l’85% del totale) con meno di tre addetti, che nel loro complesso realizzano circa il 22% del fatturato totale.
Il settore della consulenza è divenuto da alcuni anni uno dei più ambiti per i giovani laureati in discipline scientifiche e manageriali. Cosa può spiegare questo trend in crescita?
Le opportunità del settore
Il settore della consulenza offre ogni anno una moltitudine di offerte di lavoro, motivate da uno dei più elevati turnover dei dipendenti nell’intero contesto lavorativo generale. Questo è dovuto al fatto che le società operanti nel settore della consulenza sono diventate vere e proprie “scuole di management” riconosciute a livello globale: ciò comporta che dopo pochi anni di esperienza si acquisisce un bagaglio sia culturale che di competenza senza eguali, se rapportato al tempo di permanenza in ambito lavorativo, e ciò aumenta l’attrattività di tali risorse per cariche di management in società operanti nei settori più disparati (energy & utilities, machine learning, engineering…).
In Italia nel 2018 il settore è cresciuto dell’8%, contro una media di crescita europea del 6,5%. Tale dato risulta essere positivo da cinque anni a questa parte e sempre molto più elevato rispetto al tasso di variazione del PIL del nostro Paese.
Uno dei tratti distintivi delle società di consulenza è quello di aver reso obsoleto il concetto di “ciclo di vita del settore”: l’innovazione non è più il problema a cui devono far fronte tali società, ma diventa il core business che le porta spesso ad anticipare nuovi trend (tecnologici e non) nella regolamentazione, nel customer behaviour e nelle stesse teorie di management.
Ulteriore fattore di attrazione per i giovani è il network che un simile impiego mette a disposizione. Lavorare nel settore della consulenza significa stare a stretto contatto non solo con i manager della propria azienda, ma anche con i vertici aziendali dei clienti. Se si riescono ad acquisire particolari soft skills oppure si è in grado di differenziarsi dagli altri, è possibile che si aprano quindi porte inaspettate. In ogni caso, il network creato in anni di esperienza – se si è capaci di coltivarlo – rappresenta esso stesso una risorsa da non sottovalutare.
Un lavoro insostenibile?
Ultima motivazione, talvolta considerata come aspetto negativo ed altre volte invece come punto di forza, sono gli eccessivi carichi che le risorse devono sostenere e che si trasformano in un orario di lavoro spesso ai limiti della sopportazione. Chi critica questo aspetto lo fa con la motivazione principale che orari così eccessivi possano portare la persona ad estraniarsi dal mondo esterno, a perdere gli affetti e a vivere esclusivamente per il lavoro. La scuola di pensiero opposta, invece, afferma che un carico di lavoro eccessivo, unito ad orari stressanti, formerebbe la persona rendendola capace di lavorare sotto stress e di rispettare scadenze sviluppando una propria metodologia di lavoro efficace. Sarebbe quindi un modo per “farsi le ossa”, per imparare molto in poco tempo ed avere opportunità maggiori rispetto alle persone che approdano direttamente in azienda. Gli orari stressanti non sarebbero altro che il prezzo da pagare per avere la strada spianata per il futuro.
I salari offerti dal settore della consulenza
A fronte di queste motivazioni, è necessario porre un ultimo appunto sui salari. Studi e statistiche dimostrano che il salario medio per un neolaureato che entra da subito nel mondo della consulenza si aggira tra i 19 mila e i 26 mila euro l’anno per quanto riguarda la consulenza direzionale. La consulenza strategica segue invece regole diverse che spesso comportano carichi di lavoro e salari differenti. Nel giro di 5-7 anni è possibile raggiungere il ruolo di manager, il cui stipendio si aggira tra i 37 mila ed i 45 mila euro annui. Tuttavia raramente le persone entrano nel settore della consulenza puntando a salari elevati; spesso la motivazione principale è costituita proprio dalle numerose porte che tale mondo promette di aprire ai giovani più ambiziosi.
Tutti questi fattori sopra elencati fanno sì che la maggior parte delle società di consulenza medio-grandi si affidino a portali universitari per essere in contatto con gli studenti ancor prima della loro laurea, farsi conoscere e aumentare la propria attrattività agli occhi delle persone che stanno entrando nel mondo del lavoro.