Negli ultimi anni Milano sembra vivere un vero e proprio “Rinascimento“, un momento di crescita e di gloria, che molti riconducono all’Expo del 2015. Tuttavia, anche se questo evento ha contribuito in modo determinante a rilanciare l’immagine del capoluogo lombardo nel mondo, la svolta vera risale a molti anni prima, con la candidatura della città per il futuro Expo. Ad attestare il balzo in avanti di Milano e della provincia c’è, tra le altre cose, il primo posto nel 2018 e nel 2019 nella classifica della qualità della vita stilata dal Sole 24 Ore. Analizzando la performance nel dettaglio si nota che in molti indicatori che compongono l’indice Milano si piazza nei primi tre posti; i migliori risultati riguardano quelli reddituali, come ad esempio i consumi medi delle famiglie e il tasso di occupazione.
I motivi della rinascita di Milano
Gli esperti sottolineano come il salto di qualità sia dovuto in parte al miglioramento dei trasporti pubblici, con l’aumento della rete metropolitana che ha portato al completamento di una linea nel 2015, mentre un’altra è destinata ad essere ultimata entro i prossimi 3 o 4 anni: questo ha permesso di collegare in modo più capillare il centro ai quartieri più periferici, facilitando i collegamenti in città.
Uno dei più grandi fondi immobiliari del mondo, Hines, ha classificato Milano come il quinto centro urbano europeo (dopo Londra, Parigi, Berlino e Dublino) dove conviene fare investimenti. Questo risultato è dovuto al fatto che lo sviluppo della città sembra non essere particolarmente correlato con l’andamento dell’economia italiana e con le relative incertezze. Secondo molti analisti, entro il 2029 verranno realizzati progetti con un valore complessivo prossimo ai 10 – 13 miliardi di euro, la maggior parte dei quali coinvolgerà progetti ancora da avviare. Questi investimenti hanno cambiato interi quartieri, come Porta Nuova e il Citylife, e quindi lo skyline della città, e ne trasformeranno il volto dal centro fino alle periferie: infatti, con l’approvazione del Piano del Governo del Territorio, si prevede che almeno il 50% dei ricavi derivanti dalle concessioni di urbanizzazione nel Municipio 1 (quindi del centro storico) sia destinato ad altri municipi.
Milano dopo l’Expo
Per quanto riguarda l’area Expo, entro il 2028 diventerà uno dei principali poli della scienza e dell’innovazione. Qui si trasferiranno le principali facoltà scientifiche della Statale, i ricercatori di Human Technopole e il nuovo ospedale Galeazzi, costituendo un polo di oltre 50 mila persone (una volta completati tutti gli edifici). Tra investimenti diretti e indiretti e indotto, Ambrosetti ha calcolato un giro di affari di quasi 7 miliardi di euro. L’effetto positivo riguarderà anche l’occupazione, con la creazione di circa 6500 posti di lavoro durante gli anni del cantiere e di circa 3000 quando l’area sarà completata.
L’effetto Expo ha avuto conseguenze anche sui flussi turistici, facendo conoscere Milano a livello turistico oltre i confini nazionali. Oggi la città non è soltanto meta di viaggi per motivi di lavoro ma, trainata dall’offerta dei numerosi eventi, sta scalando la classifica delle città più visitate d’Italia, un tempo appannaggio delle più famose città d’arte. Per incentivare ancora di più il turismo è in corso lo studio di un’Agenzia deputata a promuovere l’immagine di Milano nel mondo, con la creazione di un brand che la renda immediatamente riconoscibile ovunque.
Un ulteriore contributo allo sviluppo di Milano arriverà poi dalle Olimpiadi Invernali del 2026 con l’accoppiata Milano-Cortina. Le Olimpiadi molto probabilmente avranno un impatto positivo non solo sulla Lombardia e sul Veneto, ma anche sul PIL e sul livello occupazionale dell’intera Italia, con benefici che si protrarrebbero ben oltre la fine dei Giochi. Inoltre le spese sostenute dal Governo per finanziarli sarebbero ampiamente compensate dagli introiti diretti ed indiretti connessi alle attività ad essi legate.
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