I cambiamenti climatici rischiano di costare quasi mille miliardi di dollari alle imprese. E’ quanto emerge da un’analisi condotta dal Carbon Disclosure Project (CDP). Il CDP è un’organizzazione inglese che stimola società e città a divulgare l’impatto ambientale delle grandi aziende. Sono state raccolte informazioni da 500 tra le aziende più grandi al mondo per capitalizzazione, anche se di queste solo 215 hanno rilasciato stime riguardanti i potenziali rischi finanziari derivanti dal cambiamento climatico. Per tali aziende i costi del cambiamento climatico ammontano a 1000 miliardi di dollari, cifra che corrisponde a circa il 5-7% della loro capitalizzazione complessiva. Di questi 1000 miliardi, 250 riguardano perdite in conto capitale causa ammodernamenti o rischi di natura metereologica come alluvioni o uragani. Tra gli altri maggiori drivers dei costi si annoverano aumento del costo delle operazioni (costi più alti per conformarsi alle regolamentazioni, costi più alti di assicurazione), minori ricavi dovuti a diminuzione della produzione e minori ricavi da una diminuita domanda per i beni o servizi. Ma le aziende non sono per nulla pessimiste. Il 51% di esse ha identificato anche opportunità relative al cambiamento climatico. A livello finanziario tali opportunità si traducono in 2,1 trilioni di dollari di potenziali ricavi. La maggior parte di questi ricavi sono dovuti alla maggiore domanda per beni e servizi a basso impatto ambientale (si pensi per esempio al boom di vendite di automobili ibride o elettriche). Colpisce che le aziende americane siano complessivamente quelle che riportano meno rischi legati al cambiamento climatico (appena 110 miliardi di dollari) a fronte del fatto che sono la maggioranza delle aziende intervistate e specie se si considerano le devastazioni subite nel 2017 dal paese a seguito di disastri naturali e di eventi metereologici estremi. Allo stesso tempo le aziende americane riportano opportunità per 450 miliardi di dollari, comunque meno della metà delle opportunità previste dalle aziende con HeadQuarter in Europa, forse una politica federale americana che acceleri la transizione ad un economia a basse emissioni potrebbe sbloccare nuove opportunità.
Le aziende che riportano maggiori rischi e opportunità appartengono al settore finanziario, a quello dei carburanti fossili e a quello energetico. Ciò non sorprende perché le aziende energetiche e quelle dei carburanti fossili sono tra i più grandi produttori di CO2 e visto che, a livello di opportunità, possono puntare su energie rinnovabili e biocarburanti. Per quanto riguarda i rischi e le opportunità individuate dal settore finanziario, il lavoro di TCFD, banche centrali, supervisori e regolatori finanziari sta aumentando il focus del settore finanziario nei confronti dei rischi legati al clima. Tuttavia, il rapporto mette in guardia, sempre tale settore potrebbe aver perso di vista i rischi che una transizione economica potrebbe portare sulle loro operazioni visto che la maggior parte dei rischi da loro individuati sta in capo ai loro clienti e non riguarda direttamente le loro operazioni. Inoltre il settore dei combustibili fossili, sorprendentemente, individua più opportunità che rischi. Questo appare dubbio considerando che la transizione ad un economia a bassa produzione di CO2 potrebbe impiegare decenni ad essere completata mentre l’impatto del cambiamento climatico sul mercato dell’energia dovrebbe arrivare in molto meno tempo a causa di crescenti incertezze, cambiamenti delle preferenze degli investitori di queste aziende e mutamenti delle preferenze dei consumatori.