Il petrolio, oltre ad essere la primaria fonte di energia in questo momento storico, è anche una commodity. Per commodity si intende un bene indifferenziato, cioè la cui qualità rimane invariata, e con questo termine ci si riferisce soprattutto al mercato delle materie prime. Operare in questo mercato consiste non tanto nello scambio di materie prime reali ma in quello di titoli di società che sono direttamente coinvolte nella produzione e/o distribuzione del petrolio. Se si investe nel mercato petrolifero non si stanno comprando barili ma titoli di società petrolifere.
Il prezzo del petrolio (greggio) dipende da innumerevoli fattori: quantità prodotta, qualità (API gravity, solfuri etc…), eventi geopolitici (caduta di regimi, guerre) oltre che da movimenti di natura speculativa. Gli indici più importanti che misurano il prezzo del petrolio sono fondamentalmente tre: il WTI, il Brent ed il Dubai Fateh. Non deve sorprendere il fatto che questi indici sono legati alle principali aree geografiche ricche di giacimenti petroliferi, rispettivamente Stati Uniti, Mare del Nord e Golfo Persico.
Il West Texas Intermediate – WTI
Il West Texas Intermediate è l’oil benchmark utilizzato per il petrolio americano. Il prezzo viene definito a Cushing (Oklahoma) e funge da sottostante dei futures trattati al NYME (New York Mercantile Exchange).
Il Brent
Il Brent è il benchmark per il greggio del Mare del Nord ed è l’ente di riferimento per il mercato europeo. Il nome deriva da un giacimento petrolifero, quello di Brent, scoperto nel 1971. Questo indice viene utilizzato per prezzare circa i due terzi del greggio a livello mondiale.
Il Dubai Fateh (o Dubai/Oman)
Il Fateh è l’indice di riferimento per il petrolio arabo (Fateh è il nome di un giacimento petrolifero emiratino). I mercati principali in cui viene prezzato sono il Medio Oriente e l’Asia, in particolare viene scambiato alla Borsa di Tokyo ed è l’unico tra i 3 indici principali a non essere prezzato in dollari ma in yen.
Economia e politica del petrolio
Il petrolio è un bene fondamentale per l’economia, i suoi usi e derivati sono infiniti. Oltre ad essere una fonte di energia è utilizzato per produrre plastica ed diversi altri materiali. In particolare nel settore chimico l’oro nero è la base per la vasellina, l’aspirina, i pastelli, i pannelli solari, i deodoranti e le lenti a contatto. L’offerta di questa materia prima è gestita da un cartello, l’OPEC, nato nel 1960 per organizzare e coordinare la quantità prodotta.
I paesi arabi nell’OPEC
Un ruolo fondamentale all’interno dell’OPEC lo giocano i paesi arabi. Questi (in particolare l’Arabia Saudita) stanno all’OPEC come gli Stati Uniti stanno alla NATO. La gestione della produzione non sempre risponde a criteri economici ma funge spesso da strumento per la politica estera. L’esito della guerra del Kippur (6-25 ottobre 1973), ad esempio, comportò un innalzamento del prezzo del petrolio dovuto al blocco delle esportazioni del greggio arabo verso gli Stati Uniti. Questa azione dell’OPEC era una rappresaglia contro gli USA per aver sostenuto Israele nel conflitto. Un fenomeno simile si verificò nel 1979, per ragioni dovute alla rivoluzione islamica iraniana e ad alla conseguente guerra tra Iran ed Iraq.
Il fatto che il Medio Oriente sia tanto ricco di petrolio lo rende una delle aree più vivaci del globo dal punto di vista geopolitico. Le continue tensioni sono esasperate dai conflitti religiosi, in particolare tra musulmani sciiti (Iran e gran parte di Iraq) e musulmani sunniti (paesi arabi).
Petrolio e finanza: i futures
Per future si intende un contratto a termine standardizzato con il quale le parti si impegnano a scambiare una certa attività (finanziaria o reale) ad un prezzo prefissato e con liquidazione differita ad una data futura (fonte: Glossario Finanziario; Borsa Italiana). Si tratta quindi di scommettere sul prezzo futuro di un’attività. Di solito la scadenza di questi contratti è di 3 mesi. Il compratore assume una posizione lunga (si aspetta che il prezzo salga), il venditore al contrario assume una posizione corta (si aspetta che il prezzo scenda).
Quelli petroliferi sono tra i contratti futures più scambiati nei mercati finanziari. Il lotto di negoziazione usuale è di 1000 barili, il prezzo è sempre espresso in dollari, quindi bisogna tenere in conto anche i movimenti dei tassi di cambio. Questi contratti non possono essere firmati senza l’intermediazione di un broker.