Le tensioni geopolitiche nell’area del Golfo Persico continuano a farsi sentire. In questa occasione è stato alzato decisamente il tiro, infatti negli scorsi giorni diversi aerei hanno colpito il più grande impianto di produzione petrolifera del mondo, situato in Arabia Saudita, con una capacità produttiva di oltre 7 milioni di barili al giorno.
L’attacco è stato rivendicato dagli Houthi, un gruppo ribelle yemenita che, secondo l’opinione pubblica, sarebbe finanziato dall’Iran, primo nemico regionale del governo di Riad. Proprio l’Iran avrebbe fornito ai gruppi di ribelli armi sofisticate, come missili e i droni utilizzati negli ultimi attacchi compreso quello dei giorni scorsi.
Le esplosioni causate dai droni hanno provocato incendi al giacimento Hijra Kurais e all’impianto di Abqaiq.
Kurais produce 1,5 milioni di barili al giorno mentre Abqaiq si attesta intorno ai 7 milioni di barili.
Il governo della capitale, Riad, ha visto dimezzare la produzione di petrolio poiché lo stop causato dagli attacchi equivale a 5 milioni di barili su un totale di circa 9,8 milioni di barili al giorno.
I due bersagli presi di mira sono di proprietà del colosso petrolifero nazionale Saudi Aramco, che già nel 2018 era pronto a sbarcare con numeri da record in borsa ma ha dovuto posticipare l’operazione a causa del calo dei prezzi del greggio su mercato mondiale.
L’attacco avrà delle conseguenze sul debutto in borsa e sul prezzo del petrolio?.
I rischi sulla sicurezza potrebbero complicare la valutazione di Aramco e la sua IPO, che i grossi investitori aspettano con ansia da diverso tempo.
Il principe Mohammed bin Salman, architetto del piano di offerta pubblica iniziale della società, si aspetta una valutazione di Aramco superiore a 2 mila miliardi di dollari ma questa previsione potrebbe essere rivista, verosimilmente, al ribasso.
Il gruppo Eurasia, società di ricerca e consulenza sul rischio politico, afferma che l’ultimo attacco avrà un effetto limitato sull’interesse delle azioni Aramco poiché la prima fase dell’IPO sarà locale, ovvero limitata al Tadawul (la Borsa saudita). Inoltre la valutazione prevista potrebbe non tenere pienamente conto dei rischi geopolitici.
Le operazioni per il debutto continuano comunque in maniera spedita, avendo già selezionato le banche alle quali affidare l’operazione. Tra esse JpMorgan Chase, Morgan Stanley, Bank of America, Merril Lynch, Goldman Sachs e altri nomi di rilievo.
Per quanto riguarda il prezzo del petrolio si è già registrato un aumento record del prezzo del greggio, un aumento del 20% che ha portato il future sul Brent a quota 71 dollari. Alcune indiscrezioni prospettano una impennata dei prezzi per un periodo di 7-10 giorni anche sopra i 100 dollari al barile.