Questa mattina a Roma è partito Jump, il servizio di bike sharing di Uber. 700 biciclette dal colore rosso, a pedalata assistita, sono apparse per le strade della Capitale. Si tratta della prima città italiana per Jump, che ha incominciato ad operare in America nel 2017 per essere poi acquistata da Uber nel 2018.
Il servizio
Per ora le bici sono 700, ma nelle prossime settimane arriveranno ad essere 2800, andando a servire un’area totale di 57 chilometri quadri. Si tratta di uno sharing free floating, nel senso che le bici potranno essere parcheggiate ovunque nella zona in cui è attivo il servizio, che copre la maggior parte del centro della città ma anche altri quartieri, come l’Eur.
La tariffa base di Jump è abbastanza elevata: lo sblocco richiede 50 centesimi, e l’utilizzo costa 20 centesimi al minuto, un prezzo simile a quello degli sharing di macchine e motorini presenti già a Roma. Per esempio, per noleggiare gli scooter elettrici eCooltra, che stanno avendo molto successo nella città, servono 26 centesimi.
Gli utenti potranno però risparmiare le proprie energie, grazie al motore elettrico. La sindaca Raggi scherza durante la presentazione avvenuta ai Fori.
“Con un mezzo a pedalata assistita non ci sono più scuse, i 7 colli si faranno in tutta tranquillità”
Le bici hanno un portapacchi e un porta smartphone, e le batterie dovrebbero bastare per 45 chilometri.
Si potrà accedere al servizio direttamente dall’app Uber che già permette il noleggio di auto con conducente, utilizzando anche lo stesso account, oppure si potrà scaricare un’app interamente dedicata a Jump.
Secondo Michele Biggi, general manager sud europa di Jump, i 4 punti fondamentali del prodotto sono sicurezza, affidabilità, comfort ed efficienza operativa, con un viaggio medio valutato tra i 3/4 euro. Saranno previsti poi abbonamenti con prezzi ridotti, per incentivare l’utilizzo abituale dei mezzi.
Un passato non promettente
I romani saranno probabilmente diffidenti nei confronti di Jump, ricordando il destino degli altri servizi che hanno tentato di portare il bikes-sharing nella Capitale. GoBeeBike è stata la prima a provarci, e la prima a ritirarsi. La seconda è stata oBike, che con le sue biciclette arancioni ha letteralmente invaso Roma. I numerosissimi atti vandalici e il servizio in generale non apprezzatissimo dai clienti hanno portato al ritiro del servizio anche per la società proveniente da Singapore. Per combattere eventuali atti vandalici, Jump ha aggiunto ai propri mezzi un lucchetto con cui sarà possibile legarli anche a lampioni e ringhiere. Inoltre il peso delle bici, quasi 30 kg, dovrebbe scoraggiare i furti, ma nel caso di oBike l’aver inserito una “disfunzionalità” a fini di sicurezza si è dimostrata essere una mossa sbagliata: le bici erano rallentate per evitare velocità elevate e dunque un utilizzo pericoloso, ma rendevano una normale pedalata scomoda e faticosa.