L’economia della Germania non sembra mostrare miglioramenti. Il calo significativo del PIL, registrato negli ultimi due trimestri del 2019 fa allarmare gli economisti. Di fronte a specifiche circostanze, si teme l’arrivo della cosiddetta malattia giapponese meglio nota come Japanization, il fenomeno che negli anni ’90 ha aperto le porte ad un lungo e difficile periodo di stagnazione in Giappone.
La malattia giapponese
Con il termine Japanization si vuole sottolineare, in maniera negativa, la somiglianza tra diverse condizioni di contesto del Giappone degli anni ’90 e della Germania del 2019. Infatti, fattori quali una bassa crescita economica, tassi d’interesse ai minimi ed una leva finanziaria imprudente hanno portato l’economia giapponese al collasso alcuni decenni prima, proprio quando la Germania si stava risollevando dal punto di vista politico ed economico.
La crisi del Giappone negli anni ’90
Nonostante alla fine degli anni ’80 si presentasse al mercato come una superpotenza economica, all’inizio degli anni ’90 le condizioni del Giappone si sono capovolte. Il Paese del Sol Levante ha subito gli effetti di una drammatica bolla immobiliare, causata da una prima fase di sopravvalutazione dei titoli ed una successiva drastica riduzione del loro valore.
Il governo iniziò ad adottare una serie di misure espansive per favorire la crescita degli investimenti nel settore finanziario, soprattutto nell’ambito immobiliare, abbassando i tassi d’interesse ai minimi ed optando per una potente iniezione denaro pubblico. Tuttavia, la politica monetaria accomodante della Banca Centrale giapponese fallì nel suo tentativo di far uscire l’economia dalla stagnazione e la domanda di beni e servizi crollò in modo vertiginoso. Quegli anni sono passati alla Storia come “i decenni perduti del Giappone”.
Le analogie con la Germania
Gli indicatori della Germania mostrano vari parallelismi con la crisi giapponese. Innanzitutto, le stime dell’indice Markit PMI mostrano un’ulteriore contrazione a 41.9 punti percentuali in ottobre, ben al di sotto della soglia di riferimento del 50% sotto la quale il settore manifatturiero può dirsi in contrazione. Un ulteriore parallelismo è quello nel rapporto sbilanciato tra risparmi-investimenti in favore dei primi, con conseguente eccesso di liquidità. Date queste ed altre condizioni, l’esempio giapponese merita di essere preso in considerazione al fine di scongiurare il pericolo di un futuro crollo della Germania.