Alla fine è successo, e dopo anni di lacrime e sangue, la Grecia è tornata a piacere agli investitori al punto che i suoi titoli di stato sono considerati meno rischiosi di quelli italiani.
Non accadeva dal 2008, quando la Grecia era sprofondata ancor più dell’Italia in una crisi nera che aveva messo a rischio non solo la solidità del paese, ma dell’Europa intera.
Ad oggi la Grecia ha un rating BB-, contro l’Italia che ha un BBB, ma poco importa agli investitori che premiano la Grecia per le prospettive positive date dal nuovo premier neo-liberista Kyriakos Mitsotakis.
Il mercato ultimamente sembra privilegiare la sostanza a discapito del rating: anche in Italia l’insediamento del governo giallo-rosso con uno sguardo più europeista aveva contribuito ad abbassare i tassi di interesse.
Entrando nel particolare, la Grecia ha rendimenti, quindi anche i rischi, inferiori nei titoli a 5, 7 e 15 anni. Per quanto riguarda i rendimenti più significativi, quelli a 10 anni, l’Italia è in vantaggio con un rendimento del1,25% contro l’1,27% ellenico ma nelle operazioni intraday la Grecia è arrivata più volte ad avere rendimenti inferiori all’Italia anche in questa tipologia.
I due paesi restano comunque difficilmente comparabili, e se è vero che la Grecia per il 2020 prospetta una crescita del +2,8% mentre per l’Italia si stima un +0,4%, bisogna ricordare che l’Italia ha attualmente un PIL quasi 10 volte superiore.
I mercati sono volatili, non è ancora il momento per gli allarmismi, ma sicuramente è da tener conto che al momento l’Italia è visto come il paese più rischioso in Europa poiché non sembra in grado di porre le basi per le riforme strutturali di cui ha bisogno per tornare a crescere in maniera sostenuta.