L’attuale situazione macro-economica potrebbe anticipare l’arrivo di una nuova crisi mondiale. La decelerazione del PIL, l’odissea dei dazi tra Cina-USA, l’incertezza che arriva da Londra, la manifattura tedesca in recessione, rappresentano il comune denominatore di quella che in economia viene comunemente chiamata la fine di un ciclo. Eppure, l’attuale rallentamento economico sembra non destabilizzare le Borse che, al contrario, continuano euforiche nel loro rally. Si evidenzia così come il mondo finanziario sia sempre più indipendente rispetto al quadro complessivo dell’economia.
I dati
Guardando ai prospetti degli utili aziendali per il 2020, la traiettoria degli investimenti riporta un rendimento a ribasso rispetto alle attese, in alcuni casi persino negativo. Le stime di crescita del PIL mondiale prevedono un calo dall’1,70% all’1% per l’Eurozona, mentre per la locomotiva statunitense la contrazione appare più timida – ma comunque evidente – con un ribasso dal 2% all’ 1,8%.
In un mondo in cui il valore dei titoli dipende dall’andamento dell’economia reale ci si aspetterebbe che, a fronte di un’economia poco brillante, le Borse mostrino dei relativi segnali di debolezza. Al contrario, i mercati azionari mondiali sono in netto fermento e la crescita dei titoli è alle stelle – si va dal +30% dell’indice S&P 500, al +33% del Nasdaq e al +28% a Piazza Affari.
Il pericolo di una nuova bolla?
Diversi analisti temono il possibile scoppio di una nuova grossa bolla finanziaria, come quella del 2007. La politica accomodante delle Banche centrali rischia infatti di esasperare una situazione già di per sé problematica.
Le continue iniezioni di liquidità ed i tassi negativi, anziché stimolare gli investimenti, potrebbero contribuire ad aumentare il divario tra economia reale e mercati finanziari.