Dopo aver visto i benefici operativi e i benefici finanziari di quotarsi in Borsa nelle lezioni precedenti, ora passiamo all’approfondimento dei costi della IPO. I costi relativi alla quotazione sono di due tipi:
- Costi diretti;
- Costi indiretti.
Costi diretti della IPO
Come vedremo nelle prossime lezioni, prima della quotazione vera e propria, le società che vogliono affrontare l’IPO devono sostenere una serie di passaggi fondamentali: produrre informazioni per i futuri soci; fare studi strategici per scegliere dove quotarsi; costruire un impianto societario che rispetti i requisiti richiesti dalla Piazza di negoziazione prescelta; promuovere la propria quotazione nel nuovo mercato.
I costi diretti della IPO sono spese che la società deve sostenere per portare avanti tutti le fasi preliminari e propedeutiche alla quotazione, nonché la quotazione stessa. La maggior parte di essi sono legati al pagamento di servizi di consulenza da parte di diversi professionisti.
Consulenze richieste per quotarsi
I passaggi sopraelencati sono solo alcuni dei vari aspetti da osservare e richiedono non solo un approfondita conoscenza della propria società e del mercato in cui opera, ma anche delle regole a cui deve sottostare e dei settori potenziali in cui operare. In definitiva, serve svolgere la cosiddetta due diligence con l’aiuto di figure professionali competenti in ogni ambito specifico: legale, strategico, contabile e promozionale.
Di solito tali servizi sono offerti da soggetti specifici:
- Consulenze strategiche e contabili: società di consulenza specializzate si occupano di certificare i bilanci della società e produrre ricerche di mercato, nonché dare consigli strategici.
- Consulenze legali e modifiche statutarie: studi legali con competenze in ambito di diritto commerciale e dei mercati permettono di costruire uno statuto societario che sia attrattivo per i nuovi soci, per esempio con clausole che permettano la contendibilità del controllo societario, quindi delle quote di maggioranza.
- Garanzia nella quotazione e promozione: banche di investimento si occupano di organizzare incontri con possibili investitori e garantiscono la sottoscrizione del nuovo capitale, per poi venderlo ai nuovi soci.
Ogni consulenza costituisce un costo a sé stante, sostenuto dalla società prima della quotazione, quindi dai soci che cederanno parte della loro proprietà ai futuri soci, nella speranza che l’IPO vada a buon fine e sia proficua. Solo dopo aver sostenuto i costi preliminari si può passare alla fase di quotazione vera e propria.
Costi di sottoscrizione e collocamento
Subito prima del momento dell’IPO, vengono emesse nuove azioni dalla società che vuole quotarsi. Vedremo che ci sono vari modi per far sì che nuovi soggetti comprino le nuove quote societarie, ma il modo più facile per avere la garanzia che la quotazione vada a buon fine è avvalersi di una banca di investimento che sottoscriva tutta l’operazione.
In pratica, la banca d’investimento garantisce con i propri soldi che tutte le azioni vengano collocate sul mercato, assumendo il ruolo di Lead underwriter, dopodiché le offre sulla Borsa prescelta a nuovi possibili soci. L’operazione è molto rischiosa per il Lead underwriter, perciò la commissione percepita si aggira tra il 3% e il 7% della raccolta finale, a volte anche con guadagni relativi alla differenza di prezzo nel collocamento durante la prima giornata di negoziazione.
Infine, la quotazione ha un costo da pagare alla società di gestione del mercato, per esempio Borsa Italiana Spa, in base al segmento di mercato nel quale si viene quotati: fisso al primo anno e proporzionale al volume degli scambi dal 2° anno in poi.
Continua con la prossima lezione per leggere quali altri costi indiretti deve sostenere una società dopo l’IPO, spese che spesso vengono sottovalutate perché difficilmente calcolabili senza fare studi appositi.