La nuova minaccia di Trump verso l’Europa arriva mentre il Presidente è a bordo dell’Air Force One diretto a Londra per il vertice della Nato, dove avrà modo ci confrontarsi sui leader europei anche su questa nuova questione.
Questa volta ciò che ha fatto scattare l’ira del Tycoon è stata la digital tax francese, ritenuta dannosa per le compagnie americane tech. Se entro gennaio non verrà trovata una soluzione la Francia dovrò subire tariffe punitive del 100% su 2.4 miliardi di dollari di prodotti esportati, che comprendono Champagne, borse e formaggi.
Il destino francese potrebbe essere condiviso da altri. Il governo Usa riferisce che simili misure potrebbero essere infatti imposte anche su altri Paesi: Austria, Turchia ma anche Italia, dove a gennaio dovrebbe entrare in vigore una nuova digital tax. Insomma chiunque oserà toccare le società in questione, come Alphabet, Facebook, Apple e Amazon, dovrà prepararsi alle risoluzioni americane.
L’ufficio del Rappresentate per il Commercio degli Stati Uniti d’America (USTR) spiega che la tassa francese è
«Inconsistente con i principi in vigore della politica fiscale internazionale, e inusualmente pesante per le compagnie americane coinvolte»
L’USTR specifica come nel loro mirino non ci sia solo Parigi:
«Vogliamo contrastare il crescente protezionismo degli Stati dell’Unione Europea, che colpiscono ingiustamente le compagnie americane»
La lista dei prodotti che potrebbero subire il rincaro ne comprende molti che erano sfuggiti all’ultimo attacco commerciale degli Stati Uniti, lanciato come “vendetta” nei confronti dell’Europa, colpevole di aver aiutato ingiustamente il proprio gigante dell’aerospazio, Airbus. Le aziende che potrebbero risentirne di più sono LVMH e L’Oreal, che intanto perdono in borsa rispettivamente il 5% e il 3.9%.
Parigi intanto spiega che la tassa non è stata creata con l’intento di punire le compagnie americane, visto che il tributo del 3% a tutti quei servizi digitali che raccolgono più di 25 milioni di euro di ricavi in Francia e 750 milioni in tutto il mondo, dunque senza discriminazioni in base al Paese di provenienza.