L’ESM (European Stability Mechanism), in italiano MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) o Fondo salva-Stati, è un’organizzazione intergovernativa inaugurata a luglio 2012. Questa si occupa di gestire gli aiuti economici per i Paesi in difficoltà membri dell’euro-zona. La sua istituzione fu approvata nel marzo 2011, dopo la Grande Recessione, nota anche come crisi del 2008. Quel periodo, infatti, fu devastante per l’Unione Europea, che fu colpita da un fenomeno detto shock asimmetrico. Il MES nacque proprio per evitare che una catastrofe del genere si possa ripetere.
Lo shock asimmetrico
Si parla di shock asimmetrico quando, in risposta ad un periodo difficile dal punto di vista economico, diverse sezioni di una stessa area monetaria reagiscono in maniera molto diversa fra loro. In Europa, quando ci fu la crisi dei mutui subprime, emerse un problema strutturale molto grave dell’Unione. Gli Stati membri avevano economie con stati di salute molto diversi. Mentre gli Stati del nord Europa erano meno esposti ed in grado di contenere il crollo, i paesi cosiddetti periferici (di cui i maggiori sono Italia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Grecia) erano molto più esposti dal punto di vista finanziario, per via del loro debito pubblico molto elevato rispetto al PIL.
Lo shock asimmetrico si ha quando, in una stessa area monetaria, diversi Stati reagiscono in modo troppo diverso ad un input negativo. Questo fa sì che, per colpa delle troppo diverse situazioni particolari, non sia possibile attuare una politica monetaria efficace per tutti. Per contrastare il verificarsi di questo fenomeno, fra le varie soluzioni proposte, è stato istituito il MES.
Come funziona il MES
La creazione del MES è stata approvata nel 2011 per essere messa in pratica nel 2012. Questo organismo è andato a sostituire il Fondo Europeo di Stabilità, istituito nel 2010 come misura di emergenza per rispondere alla crisi dei Debiti Sovrani causata dalla Grande Recessione. Il MES prevede 700 miliardi di euro di capitale autorizzato, ovvero non si tratta di soldi versati dagli Stati europei ma solo della cifra massima che può essere richiesta. Per questa ogni paese europeo partecipa con una certa percentuale. I principali contributori del MES sono la Germania, che si impegna a versare il 27% del capitale sociale necessario in caso di emergenza per uno Stato, e l’Italia, con il 18%.
In totale il massimo che l’Italia può dover immettere nel MES equivale a 125 miliardi di euro. Nel 2019 i paesi europei che hanno ricevuto aiuti dal Fondo salva-Stati dal 2012 sono stati Cipro, Grecia, Spagna e Portogallo, per una cifra complessiva di 296 miliardi di euro. Di questi il 18% è stato sborsato dall’Italia, che quindi ha contribuito con circa 53 miliardi di euro.
I soldi erogati dal MES lo sono sotto forma di debito, a lunga scadenza e ad un tasso d’interesse basso.
Le modifiche al MES
Le modifiche al MES sono state approvate dall’Eurogruppo il 14 giugno 2019. Queste, per passare, dovranno essere approvate da tutti i Parlamenti degli Stati aderenti ed entreranno in vigore 20 giorni dopo l’approvazione da parte dell’ultimo Stato interessato.
Le modifiche al fondo salva-Stati sono finalizzate, a detta dei promotori, ad aumentarne la flessibilità. I meccanismi con cui si possono concedere gli aiuti economici agli Stati, nel caso in cui si trovino in situazioni di emergenza non gestibili attraverso gli strumenti ordinari, sono resi più rapidi. Inoltre, con l’intento di rendere l’organizzazione del MES più politica ed un po’ meno tecnica, si sotituisce la Commissione Europea alla BCE come principale ente che si affianca all’organizzazione intergovernativa. Questo in particolare per quanto riguarda la decisione di assegnare o meno gli aiuti ad uno Stato.
Nelle modifiche proposte si fa riferimento a rendere più elastici i criteri legati al debito ed al deficit del Patto di Stabilità e Crescita. Nel caso di Stati con un rapporto debito\PIL superiore al 60% o un rapporto deficit\PIL superiore al 3%, come previsto nel patto di Stabilità e Crescita europeo, questi saranno obbligati a mettere in atto una ristrutturazione del debito per avere accesso al fondo solo se questo verrà ritenuto necessario dalla Commissione Europea insieme al MES.
Il MES sarebbe esteso, con le modifiche proposte, anche a Stati dell’Unione Europea che non hanno adottato l’euro, a patto che partecipino alla costituzione del fondo, mettendo a disposizione dei capitali in caso d’emergenza come gli altri Paesi aderenti.
I limiti del MES
La ristrutturazione obbligatoria del debito, quando un Paese non rispetta i parametri del Patto di Stabilità e Crescita, non sarà imposta in automatico. La decisione, su questo punto, dovrebbe essere presa dai rappresentanti del MES e dalla Commissione Europea.
Con ristrutturazione del debito si intende una serie di misure finalizzate ad abbassare il peso del debito pubblico, ritrattando le condizioni dei contratti con i creditori e riducendo le spese. Il problema di questo punto, che ha attirato le critiche di diversi economisti, è che andrebbe a penalizzare gli Stati più deboli in caso di crisi. Infatti questi, per accedere al fondo salva-Stati, dovrebbero iniziare un periodo di austerity. Questo implica che, alla luce di una situazione economica molto difficile, il MES potrebbe avere solo un effetto molto limitato.
Il MES riuscirebbe solo ad evitare shock asimmetrici nel breve termine. Infatti avrebbe il pregio di evitare che la politica monetaria diventi inefficace ma impedirebbe agli Stati già in difficoltà di attuare politiche economiche espansive, efficaci a lungo termine. Per come è impostato il MES rappresenterebbe una “toppa” in caso di emergenza, che impedirebbe uno shock asimmetrico ma andrebbe ad accentuare il divario della ricchezza fra i diversi paesi europei.