Il 2020 sarà l’anno del processo al “pasticciaccio brutto” di Genova. Nel 2017 presso il Palazzo Ducale del capoluogo ligure venne allestita una grande mostra sul genio di Amedeo Modigliani, con opere provenienti da collezioni francesi e statunitensi. Peccato che nel luglio dello stesso anno, durante gli ultimi giorni di esposizione, 21 dei 40 lavori in mostra sono stati additati come falsi e per questo sequestrati dal Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri. La loro autenticità è ancora fortemente sospettata e intorno alle perizie disposte dal tribunale di Genova nel corso di questi due anni si è innescato l’ennesimo giallo che vede protagonista Modì; il processo che dovrà giudicare i sei imputati, tutte personalità del mondo dell’arte internazionale, cercherà di far chiarezza muovendosi tra una fitta nebbia di critiche, scandali, inchieste contrastanti, precedenti irrisolti, autorità accademiche e artistiche in lotta.
Ma questo, anche se fra i più clamorosi, non è certo né il primo né il secondo fatto del genere a cui assistiamo. Infatti, la storia delle opere di Modigliani è costellata di falsari, sedicenti esperti e dal costante cinismo predatorio di commercianti d’arte. A produrre il secolare affaire Modigliani sono stati principalmente due fattori.
In primo luogo, fin dagli anni immediatamente successivi alla morte dell’artista italiano, avvenuta nel 1920, in tanti fiutarono l’occasione: l’immagine di Modigliani venne alimentata negli anni Dieci da alcuni mercanti a lui vicini; e puntando sul suo giovane talento, così moderno e al tempo stesso arcaico, la leggenda dell’artista crebbe repentinamente e la notizia della sua precoce morte sconvolse il panorama artistico parigino contribuendo a far decollare fin da subito i prezzi delle sue opere.
In secondo luogo, la sua vita nomade, i continui spostamenti e traslochi, l’impeto che lo portò più volte a distruggere disegni, quadri e sculture hanno reso difficile la ricostruzione del suo catalogo. Oggi, all’interno del catalogo maggiormente accreditato, sono 337 i quadri e le sculture registrati e ascritti alla produzione dell’italiano, ma sono oltre 1200 le opere in circolazioni attribuite, in diverse occasioni, allo stesso artista.
Aggiungiamo, infine, che le opere di Modigliani negli ultimi anni hanno assistito ad un incremento vertiginoso dei loro prezzi, già elevati. Nel 2014 la scultura Tête superò i 70 milioni di dollari; nel 2015 il meraviglioso Nu couché è stato venduto per 170 milioni di dollari ad un collezionista cinese; nel 2017 un altro esemplare della serie dei “nudi”, Nu couché (sur le coté gauche), è stato battuto all’asta per 157 milioni di dollari.
Nudo sdraiato (Nu couché), 1917-1918, olio su tela, 60×92, collezione privata, Cina”
A dimostrazione di come la vicenda giudiziaria sia complessa, una delle ventuno opere tristemente protagonista dello scandalo è stata dissequestrata e riconsegnata al proprietario. Inoltre, il Palazzo Ducale, come aveva inizialmente “promesso”, ha vinto la causa intentata nei confronti dello Stato, il quale è stato condannato dal tribunale di Genova a risarcire alla fondazione responsabile della mostra 25 mila euro. La quota corrisponderebbe al rimborso del premio di assicurazione, alle spese di conservazione e indennità di custodia che il Palazzo ha sostenuto nel periodo in cui i 21 quadri rimasero bloccati all’interno della struttura prima di essere trasferiti nel caveau dei Carabinieri del Nucleo di Roma.