Nel mondo, Europa compresa, i movimenti dei lavoratori, i sindacati, ma anche gli esponenti dei governo si stanno attivando per promuovere un approccio al lavoro più flessibile e meno opprimente, che lasci il tempo alle persone di sviluppare i propri interessi e più in generale di godere di più tempo libero.
Anche nel nostro Paese non è raro trovare persone al lavoro con tablet e portatili durante le prime ore della giornata all’interno di treni e metro, diretti verso il proprio posto di lavoro, e la settimana composta da 5 giorni lavorativi da 8 ore è lo standard.
In alcune Nazioni europee le cose potrebbero presto cambiare, e magari l’esempio potrebbe essere seguito da chi ancora non ha in piano di adottare soluzioni simili.
Rivoluzione svizzera
In Svizzera, per esempio, da oggi i 40,000 impiegati statali potranno godere di una legge che gli permetterà di essere pagati per il lavoro svolto durante il tragitto verso il lavoro. Non è quindi il semplice spostamento ad essere “ricompensato”, chi viaggia in automobile non riceverà alcun compenso.
Ad essere pagato sarà appunto chi durante il proprio tragitto verso l’ufficio lavorerà davvero, ricevendo una paga tale e quale a quella prevista per il lavoro in ufficio.
La legge è entrata in vigore il primo gennaio di quest’anno dopo pressioni dai sindacati, che hanno messo in risalto la situazione dei pendolari svizzeri. L’Ufficio Statistico Federale spiega che in media un lavoratore del Paese spende più di un’ora di tempo al giorno per raggiungere il posto di lavoro, mentre attualmente si contano più di 325.000 lavoratori stranieri che attraversano il confine per lavorare in Svizzera (di cui 67,800 italiani).
Come già detto saranno solamente gli impiegati statali a godere di questo “bonus”, ma i dipendenti privati avranno sicuramente ora una carta in più da giocare con i loro datori di lavoro per ottenere simili riconoscimenti.
Buoni propositi dalla Finlandia
Se rimaniamo in Europa, e ci spostiamo più a nord, troviamo invece la Finlandia, dove la premier più giovane del mondo spiega che le piacerebbe vedere applicata una settimana lavorativa “corta”, cioè composta da solamente quattro giorni, magari anche da 6 ore.
A differenza di come riportato da altre fonti, si tratta solamente di una dichiarazione personale, e la settimana corta non è attualmente nemmeno nei piani ufficiali del governo finlandese.
Prima ancora di essere Primo Ministro, Sanna Marin dichiarava comunque apertamente la sua posizione a riguardo:
“Credo che le persone meritino di avere più tempo per le loro famiglie, per i loro cari, per i propri hobby e gli altri aspetti della vita, come la cultura. Questo potrebbe essere il nostro prossimo passo nella vita lavorativa.”