L’FMI ha pubblicato il suo rapporto annuale Article IV sull’Italia, nel quale sono riportati i risultati degli analisti che si sono occupati di studiare la situazione economica della Penisola. Per il 2020 è stata stimata una crescita del PIL dello 0,5%, dopo lo 0,2% del 2019, cifra che dovrebbe crescere di poco negli anni successivi. Questo, tuttavia, solo se tutto andrà liscio, senza imprevisti o eventi negativi. Sebbene in debole ripresa, per gli esperti del Fondo Monetario Internazionale l’economia italiana è molto fragile. Sebbene in leggera accelerazione, infatti, la crescita del PIL nella Penisola resta la più bassa di tutti gli Stati dell’Unione Europea.
La debolezza del sistema italiano
La spinta alla crescita data dal sistema italiano per il Fondo Monetario Internazionale è molto bassa. La produttività nella Penisola, soprattutto nel settore dei servizi, è debole, il welfare è inefficace e spesso addirittura dannoso, la regolamentazione dei mercati è lacunosa e le pensioni sono una bomba a orologeria. Secondo quanto riportato dall’FMI nel rapporto Article IV:
<<L’avverarsi di shock, come un’escalation delle tensioni commerciali, una frenata negli scambi con i principali partner (probabile nel breve termine) o eventi geopolitici potrebbero indebolire molto le prospettive di crescita>>
Questa esposizione, sommata ai livelli di crescita bassi, fa sì che l’Italia rischi di finire in recessione economica.
Le pensioni
Nonostante la legge Fornero, oggetto di polemiche in patria ma lodata dagli economisti dell’FMI, le pensioni rappresentano un grosso problema per le casse pubbliche italiane. Questo, se non ci saranno cambiamenti strutturali, si andrà ad aggravare sempre di più fino al 2040, quando l’equilibrio demografico generazionale nella Penisola si sarà ripristinato. Secondo gli analisti del Fondo Monetario Internazionale sarebbe necessario bilanciare le pensioni anticipate in Italia con una riduzione delle stesse in proporzione ai contributi non versati, che sarebbero stati pagati se si fosse giunti al termine del periodo lavorativo.
Le tasse sul lavoro
In Italia per il Fondo Monetario Internazionale le tasse da pagare sul lavoro sono troppo alte. Gli imprenditori sono spesso disincentivati ad assumere più dipendenti e spinti più ad averne pochi da far lavorare il più possibile. In questo meccanismo, che danneggia anche la produttività effettiva, avviare un’azienda è troppo difficile e quelle esistenti sono scoraggiate dal fare nuove assunzioni. La riduzione delle tasse sul lavoro secondo l’Article IV, dovrebbe essere bilanciata da un aumento dell’IVA e della base imponibile su alcuni prodotti.
Il reddito di cittadinanza
Gli economisti del Fondo Monetario Internazionale hanno giudicato il reddito di cittadinanza, introdotto nel 2019, come un milgioramento rispetto alla situazione precedente. Tuttavia esso sarebbe insufficiente ed in alcuni casi dannoso. Innanzitutto, per come è impostato, la sovvenzione mensile diventa poco utile nel caso di famiglie numerose con molti elementi che non lavorano. Poi, soprattutto, il reddito finisce per disincentivare la ricerca di un impiego. Questo accade perché il pagamento mensile al cittadino disoccupato si blocca in automatico appena questo accetta un qualsiasi lavoro. Spesso, tuttavia, le aziende non assumono subito a stipendio pieno ma prevedono un periodo iniziale di prova. Senza la certezza di essere assunto a tempo indeterminato e ricevere uno stipendio sufficiente a vivere, il disoccupato finisce a dover scegliere fra tenere il reddito di cittadinanza e fare un salto nel buio.
I titoli di Stato e la BCE
Per mettere in sicurezza l’economia italiana, o almeno per ridurre il rischio, l’FMI raccomanda all’Italia soprattutto di sfruttare il periodo di tassi d’interesse bassi per i titoli di Stato. Si tratta, infatti, di un’ottima occasione per aumentare la sicurezza economica della Penisola, occasione da cogliere finché resa possibile dalla Banca Centrale Europea.