In tutto il mondo, in particolare in Europa e negli Stati Uniti, moltissime aziende stanno ritirando per intero le loro linee di credito con le banche. Lo riporta il Wall Street Journal, a seguito di un’inchiesta sulla situazione delle maggiori società globali. Una linea di credito è definita attraverso un contratto fra impresa ed istituto finanziario e grarantisce alla prima l’accesso ad un prestito minimo in caso di bisogno. Le modalità per il ritiro e la restituzione dei soldi e la cifra prevista dipendono dal singolo contratto. Una linea di credito di solito viene associata ad un conto corrente, tuttavia è possibile legarla anche ad una carta di credito o di debito. A questo si somma l’abbattimento dei tassi d’interesse per i titoli di Stato, il che schiaccia il mercato obbligazionario pesando non poco sui bilanci delle banche. Sebbene agli istituti di credito sarà garantita, nel breve, la liquidità da fornire alle aziende in difficoltà queste vedranno calare non poco i loro profitti nell’immediato.
Le linee di credito
Aziende di tutto il mondo stanno in massa ritirando per intero le loro linee di credito dagli istituti finanziari, togliendo notevoli somme di denaro dalle casse delle banche. La causa sta nella pandemia del coronavirus, che sta portando a molte società un crollo delle vendite. Queste, quindi, si ritrovano in tante ad aver urgente bisogno di liquidità per poter sostenere le spese, sia in Europa che negli Stati Uniti.
I tassi d’interesse
Le Banche Centrali per immettere nuova liquidità sul mercato spesso acquistano titoli di Stato dagli istituti finanziari. Essi vengono acquistati emettendo nuova valuta. Per facilitare il finanziamento delle casse pubbliche attraverso i titoli di Stato le Banche Centrali possono, attraverso la manovra detta Quantitative Easing, abbattere i tassi d’interesse su di essi ed acquistarne in grosse quantità. Così si favorisce molto la capacità degli Stati di finanziarsi attraverso del debito pubblico a basso costo. Tuttavia, d’altro canto, va anche ad indebolire il mercato delle obbligazioni, il che rappresenta una difficoltà per il settore bancario.
Il rischio per le banche
Le Banche Centrali, FED e BCE, stanno spingendo gli istituti di credito a concedere alle imprese tutta la liquidità di cui hanno bisogno. La FED, in particolare, ha rimosso l’obbligo di riserva, che obbligava le banche a tenere sempre depositata nella Banca Centrale una certa percentuale del loro capitale. Tale norma ha il fine di impedire che esse possano mettersi in una situazione di rischio eccessivo. Così, le banche potranno concedere prestiti alle imprese senza limiti, anche disponendo di percorsi agevolati per vendere titoli alla FED ed ottenere altra liquidità. Tuttavia, così le banche negli Stati Uniti saranno libere di esporsi molto al rischio di insolvenza da parte delle imprese, oltre poter perdere titoli obbligazionari e di altro tipo. Il problema sta nel fatto che non c’è alcuna garanzia su quanto l’emergenza andrà avanti e, quindi, su se i prestiti saranno sufficienti alla aziende e se queste saranno in grado di onorarli in futuro.
Secondo il capo economista dell’istituto di ricerca e consulenza finanziaria di Singapore CreditSights, Pramod Shenoi, la pressione sulle banche ad inizio 2020 è molto simile a quella d’inizio crisi del 2008, che portò al fallimento della Lehman Brothers. Tuttavia le banche statunitensi nel 2020, grazie anche al quadro normativo introdotto negli anni passati, sono molto più solide di quanto erano nel 2007.
Le Banche europee sono poco meno sotto pressione, con il problema delle linee di credito e dei tassi d’interesse molto bassi. Tuttavia, il settore nel Vecchio Continente è meno solido rispetto alla sua controparte negli Stati Uniti.