Per bank run, o corsa agli sportelli, si intende il ritiro dei depositi effettuato in un arco temporale ridotto da parte di un elevato numero di clienti di una certa banca. Questo fenomeno è tipico delle crisi finanziarie e si manifesta in seguito ad una generale mancanza di fiducia nella solidità dell’istituto bancario o, più in generale, nel sistema economico.
Se il ritiro avviene in un lasso di tempo ristretto da parte di numerosi clienti, la banca si trova ad affrontare una crisi di liquidità: è infatti impossibile, per la natura stessa dell’istituto creditizio, poter restituire integralmente e allo stesso istante i risparmi di tutti i depositanti. Il motivo è che la banca trattiene al proprio interno solo una piccola percentuale dei soldi depositati e utilizza la parte restante in altre attività, quali, ad esempio, l’erogazione di mutui o crediti e l’investimento in titoli azionari o obbligazioni.
Il sistema bancario si regge quindi sulla fiducia degli investitori e, nel momento in cui essa viene meno, si innesca un circolo vizioso che porta al default dell’istituto in questione. La liquidazione della banca genera esternalità negative su tutti i clienti con i quali la stessa intrattiene dei rapporti, comprese famiglie e imprese.
Inoltre, l’elevata interconnessione dei moderni sistemi finanziari porta con sé il rischio che il panico faccia entrare in crisi tutto il comparto bancario e si estenda successivamente al sistema economico nel suo complesso. In questo caso si rende necessario l’intervento da parte delle banche centrali per mezzo di garanzie dirette o prestiti agli istituti più in crisi.
Molti sono gli autori che hanno studiato le modalità di trasmissione della crisi tra gli istituti bancari. Tra questi figurano Allen e Gale, secondo i quali il contagio è causato dai fitti rapporti che le banche intrattengono tra loro e di cui la massima manifestazione è il mercato interbancario: scambiandosi a vicenda diritti sulla liquidità, nel momento in cui si manifesta uno shock in una regione questo si trasmette velocemente anche altrove. Gli autori Diamong e Rajan, invece, sottolineano come il fallimento di una banca riduca il pool comune di liquidità, creando o esacerbando la carenza di liquidità aggregata e dando quindi origine al contagio.
Nella storia ci sono stati diversi esempi di bank run, ma quello che forse ricordiamo meglio, nonché il più recente, è il caso della Grecia. Durante la crisi del 2015 le ipotesi di un ritorno alla dracma o di un’uscita dall’Unione Europea fecero dilagare il panico tra la popolazione, che si avventò a ritirare i propri depositi dando avvio ad una fuga di capitali. Per contrastarla le autorità decisero la chiusura di numerosi sportelli bancari ed il contingentamento dei prelievi.
Nello specifico, in Grecia venne imposta la cosiddetta rimozione della convertibilità a vista dei depositi. Questa scelta provoca costi di insolvenza casuali e non omogenei, in quanto viene impiegata nel momento in cui le riserve diventano insufficienti: ciò implica che i clienti che per primi ritirano i propri depositi ottengono il capitale per intero, mentre i soggetti che attendono più a lungo riescono a ritirarne solo una parte minima o addirittura nulla. La rimozione della convertibilità a vista è una delle possibili soluzioni istituzionali al bank run, ma di fatto è stata usata poche volte nel corso della storia e solo in situazioni in cui il fenomeno investiva diverse banche contemporaneamente.
Per evitare il bank run esistono altre due soluzioni istituzionali alternative: la presenza di un sistema che garantisca la liquidità quando necessario, agendo come prestatore di ultima istanza, oppure la stipula di un’assicurazione sui depositi, il cui scopo è di mantenere la stabilità e la fiducia del pubblico nel sistema finanziario. In questo caso ogni banca sarebbe chiamata a versare una determinata commissione in un apposito fondo che, in caso di insolvenza, subentrerebbe ai depositanti.
Per evitare che la socializzazione del rischio avvantaggi le banche più esposte o incentivi ad una maggiore assunzione di rischi, le commissioni pagate da ogni banca dovrebbero essere proporzionali sia all’ammontare dei depositi che alla rischiosità che il mercato attribuisce alla stessa.
Negli USA un fondo analogo esiste dal 1933, quando fu realizzato il Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) in risposta ai numerosi fallimenti bancari registrati negli anni precedenti. Anche in Europa è stata seguita questa strada e nel 2016 sono stati conferiti alla BCE poteri simili a quelli del FDIC, seppure limitatamente alle banche di maggiori dimensioni (gli istituti più piccoli sono rimasti invece sotto la supervisione delle rispettive banche centrali nazionali).