L’economia globale continua a viaggiare sulle montagne russe, tra alti e bassi, perché la connessione e l’interconnessione dei mercati significa anche questo. Quando una rotella dell’orologio all’improvviso si inceppa, di conseguenza tutto il resto del meccanismo va in fumo. Nonostante la recente euforia proveniente dal fronte cinese circa una graduale riapertura delle attività, i numeri sui contagi e sulle vittime del Covid-19 nel resto del mondo continuano a trascinare sul fondale qualsiasi tentativo di ripresa stabile. Infatti, finchè la curva pandemica non avrà invertito la sua direzione anche nel resto del mondo, l’economia proseguirà il suo coma vegetativo, cibandosi della flebo di liquidità delle Banche centrali. È possibile, tuttavia, circoscrivere alcuni segnali positivi di lieve ripresa.
Si riprende la Cina, Tesla in testa
La Cina riprende lenta, ma Tesla riparte al massimo. Qualche mese dopo l’apertura della Gigafactory di Shangai, la Tesla è stata costretta a bloccare tutte le attività a causa dell’emergenza da Covid-19. A inizio anno il mercato dell’automotive cinese ha subito una forte emorragia, e nel solo mese di febbraio è arrivato a perdere il 78% delle vendite. Con la riapertura di marzo, il calo delle vendite si è poi assestato al 43,3%: a trainare il carro è stato l’exploit messo a segno da Tesla: con oltre 10.000 vetture vendute a marzo – contro le 3.900 di febbraio – il colosso della Silicon Valley ha segnato la quota di vendite mensili più alte di sempre, nel mercato automobilistico più grande al mondo. In Borsa il titolo viaggia in terreno positivo, chiudendo a $573,00 (+4,40%).
Jerome Powell lancia il salvagente
Il nuovo #WhatEverItTakes annunciato da Jerome Powell ha un valore di ben $2.300 miliardi di dollari. Un vero e proprio salvagente con il quale la Fed si impegna a sostenere famiglie, imprese e amministrazioni locali contro le difficoltà economiche derivanti dalla pandemia. E come una vera maestra di illusionismo, il tocco magico della Banca americana ha persino fatto tornare il buon umore sui mercati, come se i numeri sui decessi e l’aumento delle richieste di disoccupazione – salite a 16milioni in tre settimane- fossero ormai cosa passata: Wall Street dunque ringrazia e risponde alla mossa con il Dow Jones a 1.20% e S&P a 1.44%. Quello lanciato dalla Fed è in assoluto il più grande pacchetto aiuti messo a disposizione a sostegno dell’economia reale. Sul versante del debito fa però dubitare l’estensione del precedente programma d’acquisto di corporate bond: infatti, anziché essere riservato esclusivamente alle società investment-grade, adesso si estende anche a quelle con junk bond (obbligazioni spazzatura). Economia in stallo, alti livelli di debito e bombe di liquidità: tutti segnali che mettono in guardia circa l’eventualità di una bolla nel mercato obbligazionario.
Accordo OPEC: anche il Messico dice sì al taglio
C’erano gli Stati Uniti, la Russia e l’Arabia Saudita. O meglio, c’èra chi premeva per un accordo, chi se ne tirava fuori e chi, invece, agiva di testa sua. Insomma, dopo settimane di maratone infinite finalmente L’OPEC e l’OPEC+ hanno sancito un accordo per il taglio di 15 milioni barili di greggio al giorno. Nonostante le aspettative fossero buone, la notizia non è riuscita comunque a conquistare il mercato e il prezzo del greggio è crollato in terreno negativo con il Brent in chiusura a $32.03 (-2.47%) e il WTI a $23.47 (-6.46%). Il motivo? Da una parte ci si aspettava che il taglio fosse più sostanzioso: un taglio di 15 milioni di barili ( inizialmente 10 milioni) sembrerebbe infatti insufficiente, dato che da quando è scoppiata l’epidemia la domanda iniziale di petrolio è diminuita di ben 30 milioni di barili al giorno. Dall’altra, l’iniziale incertezza del Messico ha suscitato qualche dubbio circa la stabilità dell’accordo. Il nulla osta del Ministro dell’energia Rocio Nahle è arrivato solo dopo la chiamata con Trump di questa notte: anziché i 400 milioni di barili iniziali, il Messico ora dovrà tagliare 100 mila barili mentre il restante vuoto sarà colmato da un taglio extra da parte degli USA. Per vedere come si muoverà il petrolio a seguito di questo nuovo colpo di scena si dovrà attendere martedì 14 aprile, a causa del blocco festivo delle piazze finanziarie.