I bitcoin sono nati, sulla carta, dalla mente di Satoshi Nakamoto. In realtà, però, è noto che tale nome sia solo uno pseudonimo, la vera identità dell’inventore della criptovaluta per eccellenza non è mai stata scoperta. Potrebbe trattarsi di una persona come di un gruppo. Una delle poche cose che si sa con certezza sulla figura di Satoshi Nakamoto è che si considera aderente al movimento cypherpunk.
Il gruppo cypherpunk
Verso la fine degli anni ’80 è nato un gruppo di attivisti con il nome di cypherpunk, con l’obiettivo di utilizzare la crittografia per migliorare la privacy delle persone. Il gruppo comunicava tramite delle mailing list, crittografate ed anonime. Il 3 marzo 1993 Eric Hughes ha firmato il manifesto del movimento, in cui spiegava:
<<Noi cypherpunks stiamo costruendo sistemi informatici anonimi crittografati, affinché lo scambio di informazioni e di denaro resti riservato. Noi scriviamo i codici software e li divulghiamo gratuitamente affinché siano disponibili ed adottati dal maggior numero di persone possibili>>.
Al centro della maggior parte dei lavori dei cypherpunk sulla crittografia anonima c’era il campo delle transazioni. Nacquero così i primi esperimenti di criptovalute, su tutte il progetto di David Chaum, chiamato DigiCash e per il quale fondò un’apposita società. Nel 1999, 10 anni dopo la sua fondazione, DigiCash dichiarò bancarotta. Secondo Chaum, il motivo del fallimento risiedeva nel fatto che il progetto fosse partito troppo presto, quando ancora non aveva preso piede l’e-commerce. L’opposizione delle istituzioni finanziarie e la forte fiducia del pubblico nel sistema monetario tradizionale portarono i cypherpunk a sospendere i loro progetti.
Il fallimento Lehman Brothers e la nascita del bitcoin
Il collasso del sistema finanziario globale arrivò il 15 settembre 2008 quando la Lehman Brothers, una banca considerata fra le più solide al mondo, fallì. In questo contesto la fiducia del pubblico nel sistema finanziario tradizionale crollò. Questo spinse il gruppo cypherpunk a tornare in azione, con i progetti di crittografia anonima legata alle transazioni.
Pochi giorni dopo la chiusura della Lehman Brothers, Adam Back, noto attivista cypherpunk ideatore di Hashcash (sistema proof-of-work usato per limitare email spam e usata in bitcoin come parte dell’algoritmo di mining), ha ricevuto una mail da un mittente sconosciuto. Questa era firmata con il nome Satoshi Nakamoto. Nella mail si chiedeva ad Adam Back di dare un’occhiata ad un breve paper in cui era descritto il funzionamento di un sistema detto blockchain, che doveva servire come supporto per una valuta virtuale, il bitcoin.
Il risveglio del movimento cypherpunk
Nel giorno di Halloween, il 31 ottobre 2008, Satoshi Nakamoto ha inviato una proposta più accurata ad una mailing list di attivisti cypherpunk, con scritto:
<<Sto lavorando ad un nuovo sistema di denaro elettronico completamente peer-to-peer, che non richiede terze parti per funzionare>>.
In allegato alla mail c’era un pdf di nove pagine in cui erano citati i lavori di Adam Back (Hashcash) e Dai Wei (b-money). Il progetto della blockchain partiva dagli studi dei due noti esperti di informatica. Il documento diventerà poi famoso come il Bitcoin White Paper. Tra i pochi che hanno risposto alla mail c’era Hal Finney che commentò:
<<Questa sembra essere un’idea molto promettente ed originale, non vedo l’ora di vedere come verrà ulteriormente sviluppata>>.
Satoshi Nakamoto, vedendo l’interesse di Hal Finney, gli ha inviato un beta del software della blockchain. Dopo che Finney scaricò il programma, il sistema entrò in funzione per la prima volta. Domenica 9 novembre l’inventore della prima criptovaluta, ammesso che sia una sola persona, ha inviato i primi 10 bitcoin ad Hal Finney, per assicurarsi che la struttura funzionasse come previsto.
Nick Szabo ed il BitGold
Nel dicembre 2005 Nick Szabo, un attivista cypherpunk, ha creato BitGold: una valuta digitale basata sul sistema Proof of Work. Szabo aveva lavorato per diverso tempo presso la DigiCash di David Chaum. L’informatico comprese che il sistema DigiCash era soggettto a rischi legati al problema del double spending (truffa per cui si esegue più volte la stessa transazione). La proposta di Szabo, BitGold, si basava invece su un sistema decentralizzato di Proof of Work, dove ognuno possedeva una chiave pubblica propria grazie al timestamp (sequenza di caratteri che rappresentano una data ed un orario per accertare l’avvenimento di un evento) della firma digitale.
Le somiglianze di BitGold con il Bitcoin White Paper sono molte, tanto da sembrare parte di uno stesso lavoro. La cosa più interessante in merito all’identità di Satoshi Nakamoto è il fatto che nelle mail firmate con tale nome, in cui erano nominati i lavori precedenti sullo sviluppo di criptovalute, non era presente BitGold. Questo ha portato molti a credere che Szabo fosse direttamente coinvolto nella creazione della blockchain e dei bitcoin, sebbene non ci siano prove.
La ricchezza stimata del creatore dei bitcoin
Quando si pensa a Satoshi Nakamoto ci si chiede quanto sia immenso il suo patrimonio grazie ai bitcoin. Gli indirizzi di Satoshi contengono, secondo quanto stimato, circa 1 milione di bitcoin. Tuttavia, essendo la criptovaluta non tracciabile, nè per quanto riguarda le transazioni nè riguardo chi ne possiede, tale dato è molto incerto. Nel dicembre 2017, quando il prezzo dei bitcoin ha sfiorato i 20.000 dollari, Satoshi Nakamoto doveva avere più di 19 miliardi di dollari. Per quel breve momento il misterioso personaggio era la 44° persona più ricca del mondo, approssimativamente (fonte: Quartz).
Il sospetto su Hal Finney e gli altri
Alcuni pensano che Satoshi Nakamoto sia in realtà morto, per questo non si sarebbe dichiarato nemmeno dopo il successo e l’accettazione legale della sua creatura. In questo caso, uno dei maggiori sospetti sarebbe proprio Hal Finney, sulla carta il primo ad aver ricevuto una transazione in bitcoin, morto nel 2014. Finney potrebbe aver deciso di auto-inviarsi la transazione in Bitcoin per testare la blockchain.
Esistono anche altri casi di persone sospettate di essere dietro il nome di Satoshi Nakamoto. Tuttavia, nessuna ipotesi è mai stata sostenuta da alcuna prova, limitandosi ad una serie di sospetti tutti plausibili. In realtà, è anche possibile che tutti i sospetti siano Satoshi Nakamoto.