Il presente articolo riguarda il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) e i temi che lo hanno portato all’attenzione del pubblico per via del dibattito politico, per capire di cosa si tratta si suggerisce di leggerne l’approfondimento dedicato.
Perché si discute del MES?
Il dibattito principale avviene intorno alle riforme delle sue attività, attraverso un Trattato sul MES che cerca di mettere a fuoco due novità. In generale, si cerca di capire fino a dove il Meccanismo possa intervenire e con quali modalità. La prima novità sarebbe il ruolo di garanzia al Fondo di risoluzione comune delle banche. La seconda invece sarebbe il ruolo di Fondo Salva-Stati. In entrambi i casi, l’intervento del MES sarebbe subordinato all’accordo su alcune misure “condizionali” da prendere per ricevere il finanziamento.
Come funziona il Fondo di risoluzione comune delle banche?
Se una banca è abbastanza grande da influenzare buona parte dell’economia europea, in caso di crisi potrebbe portare a ripercussioni importanti sui bilanci delle altre banche europee. Le banche che hanno crediti nei confronti della banca in crisi potrebbero essere contagiate, perché i loro crediti potrebbero perdere più valore del dovuto in seguito a crolli di mercato. Per questo, il Fondo di risoluzione aiuta a mantenere una situazione stabile, garantendo che la crisi venga gestita con la liquidità necessaria e porti alla risoluzione in maniera ordinata, quindi senza vendite dettate dal panico o corse agli sportelli per ritirare soldi dal conto corrente. In tale ottica, il MES dovrebbe finanziare il Fondo di risoluzione comune delle banche, rendendolo molto efficace grazie alle ingenti somme a disposizione.
Come funziona il MES come Fondo Salva-stati?
Si tratta del tema più dibattuto. Se uno Stato ha un debito troppo grande per essere ripagato, rischia di andare in default, ossia di non essere in grado di ripagare i propri debiti al momento giusto (salta una rata o non può ripagare l’intero ammontare). In tal caso, potrebbe esserci il bisogno di “ristrutturare il debito”, quindi accordarsi tra debitore e creditori affinché il debito pregresso venga o allungato nel tempo o ridotto nell’ammontare totale.
Il MES a questo punto fornirebbe dei fondi allo Stato, dietro la firma di un memorandum d’intesa, per poter affrontare la crisi del debito.
Il dibattito sul MES come Fondo Salva-Stati
La ristrutturazione del debito può avvenire prima o dopo l’intervento del MES, ma in ogni caso rappresenta un momento di forte stress per la reputazione dello Stato debitore.
Il nodo della questione è proprio sulla ristrutturazione del debito: se la ristrutturazione fosse automatica al sussistere di determinate condizioni, la cosa potrebbe portare gli speculatori a spingere lo Stato in difficoltà e farlo arrivare al punto di non ritorno. Questa ipotesi è stata, di conseguenza, scartata.
Al momento il Trattato sul MES prevede che prima della ristrutturazione il MES stesso e la Commissione UE procedano a capire se lo Stato sia in grado di ripagare il debito in futuro. Il MES cercherebbe di capire se lo Stato possa ripagargli la quota di debito, mentre la Commissione dovrebbe capire se il default dello Stato sia un danno troppo grande per tutta l’Unione Europea. Se l’analisi dovesse spingere il debitore alla ristrutturazione e quest’ultima non dovesse essere ancora soddisfacente, lo Stato non potrebbe comunque attingere ai fondi del MES.
La questione politica
Dietro l’ultimo risvolto si cela l’aspro dibattito politico al riguardo. Ci si chiede se sia il caso di lasciare in mano al MES una decisione così importante e in potenza di forte impatto su tutta l’Unione Europea. Inoltre, i vari memorandum di intesa che riguardano l’abbattimento del debito e le riforme strutturali da portare avanti possono essere interpretati da diversi punti di vista.
Una linea di pensiero sostiene che le scelte riguardanti quante tasse o imposte debba pagare la cittadinanza facciano parte della sfera politica e, quindi, dovrebbero essere portate avanti dai suoi rappresentanti. Resta ferma l’importanza di conoscere quali siano i risvolti economici di una determinata presa di posizione, ma la scelta dovrebbe rimanere in mano agli organi scelti dal popolo direttamente (Parlamento) o indirettamente (Governo e Commissione Europea).
Di diverso avviso è chi considera il prestito allo Stato come un normale accordo tra pari. In questi termini, creditore e debitore cercano di concordare quali siano le mosse migliori per tornare ad una situazione di solvibilità dei debiti.
Come si applica il MES alla crisi del coronavirus?
Nell’ottica del supporto agli Stati Membri dell’area euro durante la crisi del coronavirus, il MES fornisce una linea di credito agli Stati che ne faranno richiesta. La linea di credito è una garanzia da parte del MES agli Stati di poter accedere a prestiti fino al 2% del PIL di fine 2019. Se tutti e 19 gli Stati membri dovessero farne richiesta, il MES fornirebbe prestiti fino a 240 miliardi di euro. L’accesso è subordinato all’approvazione all’unanimità da parte del Consiglio dei Governatori dell’ESM, ossia i 19 ministri delle finanze dell’area euro.
In caso di approvazione, la linea di credito viene fornita, in via del tutto eccezionale, senza un programma di aggiustamenti macroeconomici, ma a condizione che venga usata per supportare il finanziamento diretto o indiretto del sistema sanitario. Essa rimane attiva fino alla fine della crisi da Covid-19.