La sera di martedì 28 aprile l’agenzia Fitch Ratings ha declassato a BBB- il rating del credito italiano, ponendolo ad un solo gradino dal livello di titolo spazzatura. Il giudizio dell’agenzia è stato giustificato dal potenziale aumento del debito pubblico dovuto dalla crisi del coronavirus. Tale situazione, inoltre, sarebbe aggravata dal fallimento, probabile, di diverse aziende nella Penisola, con un conseguente calo delle entrate fiscali.
Un aggiornamento non programmato del rating
In un aggiornamento non programmato sul credito italiano, l’agenzia di rating Fitch ha dichiarato di prevedere, per il 2020, un aumento del rapporto tra debito pubblico e Prodotto Interno Lordo del Paese di circa 20 punti percentuali. Si arriverebbe così al livello critico del 156%. Tale cifra va letta in concomitanza di una contrazione stimata dell’economia superiore all’8% nella Penisola.
<<Il downgrade riflette il significativo impatto della pandemia globale di Covid-19 sull’economia italiana e sulla posizione fiscale dello Stato>>,
ha dichiarato Fitch nel comunicato di martedì sera in cui spiegava la decisione di abbassare a BBB- la valutazione del Paese.
<<Secondo il nostro scenario di base delle dinamiche del debito, il rapporto (debito/PIL) si stabilizzerà solo a questo livello molto alto (156%) nel medio termine, sottolineando i rischi per la sostenibilità del debito>>.
Il declassamento è stato anticipato ad oggi sebbene la rivalutazione non fosse prevista prima di luglio. Fitch spiega di aver anticipato i tempi a causa delle ulteriori informazioni disponibili riguardo la situazione dell’Italia con l’emergenza sanitaria. Essa, dicono i portavoce dell’agenzia, poneva tutti i presupposti per muoversi in anticipo. Questo per tutelare gli interessi degli investitori nel medio termine.