Intesa San Paolo ha presentato i suoi conti trimestrali del primo trimestre 2020 mostrando un utile di 1,15 miliardi di euro, in aumento del 9,6% rispetto allo stesso periodo del 2019. Si tratta di un risultato al di sopra di gran parte delle previsioni a seguito dell’inizio dell’emergenza sanitaria. Il CEO della banca, Carlo Messina, ha precisato che il risultato sarebbe stato di circa 1,32 miliardi di euro se non ci fosse stato l’accantonamento ante imposte di 300 milioni. Tale scelta è finalizzata a far fronte alle possibili difficoltà, soprattutto relative ai crediti, che si presenteranno dopo la pandemia del Covid-19. Comunque, il numero uno di Intesa San Paolo ha parlato del miglior utile mai registrato in un primo trimestre dall’istituto.
Carlo Messina ha fatto presente come, dal punto di vista strategico, portare a termine la fusione con Ubi Banca rappresenta un punto chiave per far fronte ai rischi post-pandemia.
I risultati di Intesa San Paolo
L’utile di Intesa San Paolo nel primo trimestre del 2019 era stato di 1,05 miliardi di euro, il risultato di 1,15 miliardi mostra l’efficacia delle politiche messe in atto dalla banca. A questo si aggiunge la plusvalenza di 900 milioni ottenuta con la vendita delle quote di Nexi, società italiana in forte crescita che offre servizi legati, soprattutto, al pagamento digitale. Nexi, infattti, ha ricomprato le sue azioni da Intesa San Paolo, siglando con quest’ultima un accordo per una partnership forte.
Un punto importante per la banca guidata da Messina è l’obbiettivo quadriennale per la riduzione dei crediti deteriorati in possesso dell’istituto. Nel primo trimestre del 2020 essi sono stati ridotti per un valore di 1,3 miliardi di euro, arrivando a realizzare l’88% del traguardo che Intesa San Paolo si era prefissata per il periodo 2018-2021.
Intesa San Paolo ha registrato anche un ottimo risultato per quanto riguarda l’EBITDA, ovvero i guadagni dovuti alla gestione operativa. Questi, nel primo trimestre 2020, sono aumentati del 26,8% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Le precauzioni per il futuro
Intesa San Paolo ha messo in atto un accantonamento ante imposte di 300 milioni di euro, ovvero li ha messi da parte mentre era previsto che li avrebbe dovuti investire. Tale decisione serve a creare una base per far fronte alle perdite dovute soprattutto ai crediti che si verificheranno a seguito della pandemia. Infatti, dopo l’emergenza sanitaria, molti avranno problemi a ripagare i loro prestiti. Ai 300 milioni di euro si aggiungono i 900 derivati dalla plusvalenza ottenuta grazie a Nexi, garantendo così alla banca più di un miliardo aggiuntivo per far fronte alla crisi. In questo contesto la fusione con Ubi banca svolgerà un ruolo chiave, dopo il 2020, per coprire i rischi e gli eventuali costi aggiuntivi.
Le previsioni
Intesa San Paolo prevede di chiudere il 2020 con un utile non inferiore ai 3 miliardi di euro, 3,5 miliardi per il 2021. Si osserva un singificativo ribasso rispetto alle stime pre-pandemia, che davano 4,18 miliardi di euro per il 2020. Per il 2022, invece, considerando la società che nascerà dalla fusione Intesa-Ubi, si prevede un utile di circa 5 miliardi di euro, contro i 6 miliardi previsti in precedenza.
In Borsa
Nonostante gli ottimi risultati del primo trimestre 2020, Intesa San Paolo è ancora lontana dal riavvicinarsi ai suoi valori azionari pre-pandemia. La reazione degli investitori è stata molto timida, consentendo un rialzo quasi insignificante. Il motivo, probabilmente, sta nel fatto che l’effetto della crisi coronavirus sulle banche si potrebbe intensificare dopo l’emergenza sanitaria.