L’11 giugno è avvenuta un’importante correzione dei mercati azionari statunitensi, dopo una forte fase rialzista che aveva portato l’indice Nasdaq Composite a toccare il suo massimo storico l’8 giugno. Il crollo dei listini USA è stato causato dalle notizie arrivate dalla FED il 10 giugno e da una risalita dei contagi da Covid-19 in 21 Stati. La Banca Centrale americana, oltre ad aver espresso incertezza sulla nuova liquidità da immettere sul mercato, ha pubblicato una stima che prevede un calo del PIL del 6,5% nel corso del 2020. L’ultima previsione, pubblicata nella fase pre coronavirus, dava il Prodotto Interno Lordo Americano in crescita del 2% per la fine dell’anno. Questo, sommato ad una situazione già difficoltosa per l’economia reale, ha portato ad un’ondata di vendite da parte degli investitori.
I principali indici azionari USA hanno chiuso tutti in forte perdita: il Dow Jones al -6,90%, il Nasdaq Composite al -5,27% e l’S&P 500 -5,89%.
Le ragioni del precedente rialzo
I mercati azionari negli Stati Uniti, prima del calo dell’11 giugno, avevano attraversato una fase di costante e significativa crescita durata più di una settimana. Sebbene diversi economisti avevano lanciato l’allarme, osservando come l’economia reale USA fosse entrata in recessione, la fiducia degli investitori nei listini americani si è mostrata forte. Il motivo principale è stata l’ondata di liquidità, con tassi d’interesse quasi azzerati, emessa dalla FED.
Oltre agli interventi della Banca Centrale, la corsa verso l’alto delle azioni quotate nei mercati USA è stata dovuta anche al precedente crollo a causa dell’epidemia. Il valore delle azioni di molte società e di molti asset, come le compagnie aeree ed il petrolio in modo particolare, sono crollati ad un livello prima impensabile. Questo, pur rappresentando un grosso danno nell’immediato, ha messo molti investitori di comprare, a prezzi stracciati, gonfiando i titoli. Nonostante le difficoltà dell’economia reale, il rialzo dopo la crisi era prevedibile. In effetti, chi ha agito durante l’emergenza anche vendendo oggi otterrebbe un notevole guadagno.
La fine della ripresa
I maggiori indici azionari degli Stati Uniti erano tornati ai livelli pre-crisi. A causare la fine del rialzo sono stati gli ultimi annunci della FED sommati ad una nuova esplosione dei casi di coronavirus in 21 Stati USA. In particolare, sono stati allarmanti i dati arrivati da Texas e California. La paura di un prossimo nuovo lock down ha portato ad un ondata di vendite di azioni delle società più esposte all’evenienza. In particolare, sono stati interessati dal fenomeno i titoli delle compagnie aeree.
Anche le ultime dichiarazioni della FED hanno avuto un ruolo determiante nello spaventare gli investitori. Oltre ad aver manifestato incertezza sulle nuove immissioni di liquidità, la Banca Centrale ha pubblicato le nuove previsioni sul PIL USA nel 2020, dato al -6,5%. Inoltre, gli analisti dell’istituzione finanziaria hanno previsto che l’economia del Paese tornerà ai livelli pre-crisi non prima del 2022, smentendo il mito di una ripresa lampo.
Comunque, è probabile che ci sarà un rimbalzo positivo dopo l’apertura del 12 giugno.