La disoccupazione in Italia, secondo l’ISTAT, alla fine del primo trimestre del 2020 è scesa dal 9,8% di fine 2019 all’8,9%. In realtà si tratta di un dato da interpretare alla luce della crisi dovuta all’emergenza coronavirus affiancata al decreto Cura Italia del governo Conte. L’esecutivo, infatti, ha stabilito che non sarà possibile per le aziende licenziare in via ufficiale i dipendenti prima del 15 agosto. Il dato di inizio 2020 è dovuto ad un miglioramento del tasso di disoccupazione italiano nei mesi precedenti allo scoppio dell’epidemia nella Penisola. Gli effetti del Covid-19 sui posti di lavoro, quindi, non sono ancora registrabili ma è prevedibile che i dati di settembre saranno devastanti. L’Italia, comunque, senza contare la nuova crisi, è la terza peggiore d’Europa per disoccupazione, con un tasso più alto solo in Spagna ed in Grecia.
Parlare della disoccupazione all’inizio del 2020 è problematico. Infatti, con il coronavirus e le misure straordinarie messe in atto dai governi, i dati risultano alterati.
La disoccupazione in Italia
Il tasso di disoccupazione in Italia a gennaio 2020 ha visto un importante calo rispetto a dicembre 2019, mese in cui invece era aumentato. Inoltre, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a gennaio 2020 la percentuale di cittadini senza lavoro è diminuita dello 0,6%. Nella Penisola esiste, poi, un importante divario fra nord, dove la disoccupazione è al 5,7%, e sud, dove è al 16,2%.
Guardando al dato di fine 2019, rimasto quasi invariato nel 2020, si osserva un crollo del numero di lavoratori indipendenti in Italia. Questi sono scesi a poco più di 5 milioni di unità, cifra più bassa mai registrata dal 1977.
La disoccupazione in Europa
Il tasso di disoccupazione medio nell’Unione Europea era al 6,2% ed al 7,4% per quanto riguarda la zona euro, guardando ai dati di fine 2019. La peggiore situazione nel Vecchio Continente riguarda la Grecia, che contava il 16,6% della popolazione senza un’occupazione. Segue la Spagna, al 15,3%, e l’Italia, al 9,8%. La situazione per l’Italia, sulla carta, è migliorata ad inizio 2020 ma questo solo non calcolando ancora le conseguenze della crisi, visto che i licenziamenti sono stati bloccati fino a metà agosto.
Il Paese europeo con la percentuale più bassa di disoccupati è la Repubblica Ceca, che contava un tasso del 2,0%. Al secondo posto si trova la Germania, con il 3,2%, a pari merito con l’Olanda.
La disoccupazione giovanile in Italia
In Italia il tasso di disoccupazione giovanile a fine 2019 era del 25,7% per la fascia d’età 15-24, mentre per quella 15-34 si è attestato al 17,8%. In queste percentuali rientrano i ragazzi che, oltre a non avere un lavoro, non frequentano alcun percorso di studi riconosciuto. Per quanto riguarda gli under 25, la media dell’Unione Europea era del 14,2%.
Oltre alla difficoltà nel trovare lavoro, un grosso problema per molti giovani nel XXI secolo sono le retribuzioni. Spesso, infatti, gli under 35 lavorano per uno stipendio inferiore ai 2.000 euro lordi al mese. Inoltre, è comune per i giovani trovarsi in situazioni interminabili di continuo lavoro precario. In Italia è molto difficile riuscire a fare carriera. Questo ha causato un nuovo fenomeno di emigrazione dalla Penisola.
Dal 2010 al 2019 circa 500 mila italiani hanno lasciato il Paese senza tornare. Di questi circa la metà sono giovani sotto i 35 anni, per la maggior parte con un alto livello di formazione.