Secondo un’analisi recente eseguita da Standard and Poor’s e Banca Mondiale, l’Italia è il 63° Paese al mondo per la conoscenza dei meccanismi finanziari da parte della popolazione. Non si tratta solo di sapere come fare un investimento o sfruttare uno strumento per provare ad arricchirsi ma, in realtà, si considerano proprio le conoscenze base necessarie a gestire i risparmi. Questo implica, nei fatti, che la maggior parte degli italiani è del tutto in balia degli istituti finanziari.
Nella Penisola solo il 37% degli adulti, secondo quanto emerso dal sondaggio di Standard and Poor’s e Banca Mondiale, ha delle conoscenze almeno minime di finanza. Tale cifra è perfino più bassa che in diversi Paesi del terzo mondo, come lo Zambia che registra un 40%. Il tasso di alfabetizzazione finanziaria è del 66% in Germania e del 67% in Francia. I migliori al mondo sono i Paesi scandinavi, che tutti insieme vantano un 71% della popolazione che conosce la finanza a livello base.
Cosa si deve conoscere per potersi dire alfabetizzati in finanza
Secondo l’economista Annamaria Lusardi, capo del Comitato per l’Educazione Finanziaria e il Risparmio, per dire che una persona non è analfabeta dal punto di vista finanziario deve conoscere almeno 3 argomenti a livello base. Questi, infatti, includono conoscenze fondamentali per capire come gestire i propri soldi.
Movimenti dei tassi d’interesse
Nel XXI secolo è molto importante sapere come i tassi d’interesse dei prestiti e delle obbligazioni possono cambiare nel tempo. Infatti, ad esempio, un mutuo che al momento della firma può sembrare vantaggioso può in realtà diventare insostenibile nel tempo.
Percezione del rischio
Sia quando si investe che quando si hanno dei soldi depositati è necessario essere in grado di rendersi conto di quando ci si trova in una situazione di rischio. Ad esempio, serve saper capire, almeno in modo grossolano, la solidità effettiva della propria banca e la sicurezza delle strategie di gestione dei risparmi che offre.
L’inflazione
Tenere i soldi parcheggiati per decenni in un conto in banca, o anche sotto il materasso, è una delle pratiche preferite dagli italiani. Così si ha l’impressione, falsa, che il proprio denaro sia al sicuro. Infatti con l’aumentare dell’inflazione, se si hanno somme significative da parte, si rischierà di perdere una grossa porzione della proprio potere d’acquisto. Al contrario, comprando titoli obbligazionari che si rivalutano insieme all’andamento dell’inflazione è possibile annullare l’effetto dovuto all’aumento dei prezzi.
I giovani
L’OCSE dal 2005 promuove l’introduzione dell’educazione finanziaria come materia nelle scuole. In Italia tale idea è stata poco presa in considerazione, tuttavia la situazione dei giovani della Penisola appare molto migliore di quella degli adulti. Questo, probabilmente, è dovuto al fatto che tendono a vedere la finanza con meno diffidenza e più curiosità.
Nei sondaggi per il Programme for International Student Assesment del 2015, è emerso, intervistando i quindicenni italiani, che solo il 19,8% può essere considerato analfabeta finanziario, mentre il 6,5% mostra conoscenze di buon livello. Si tratta di cifre analoghe a quelle dei ragazzi statunitensi.
Pochi investimenti da parte degli italiani
L’ignoranza verso il mondo della finanza fa sì che in Italia si investa molto poco. Il fatto che nel Paese i mercati finanziari interessano solo una piccola minoranza rappresenta un grosso limite per lo sviluppo dell’economia. Per le aziende estere, infatti, è spesso molto più semplice ottenere liquidità, con conseguenti maggiori possibilità di crescita.
Per la maggior parte degli italiani investire in Borsa è assimilabile al giocare d’azzardo, soldi facili non guadagnati e che possono essere persi subito. Inoltre, l’unica figura dell’investitore nella mente di molti è lo speculatore spietato. Questo da una parte fa sì che in tanti non si vogliano nemmeno avvicinare al mondo dei mercati finanziari. Avere successo in questo mondo significherebbe o avere semplice fortuna o essere poco onesti.
L’ignoranza degli investitori
La maggioranza degli italiani non vuole nemmeno avvicinarsi al mondo della Borsa, chi lo fa, però, spesso non ne sa molto più degli altri e non ne ha una percezione meno distorta. Tanti piccoli investitori italiani iniziano a comprare titoli pensando sia come scommettere dei soldi, puntando spesso su investimenti ad alto rischio. Inoltre, il modello dell’investitore come speculatore spietato fa sì che nella Penisola ci sia in modo particolare scarsa attenzione verso l’etica aziendale. Inoltre, troppi attori, anche abili, nel mercato italiano puntano soprattutto sulla speculazione aggressiva, mettendo in difficoltà le imprese interessate.