La pandemia dovuta al coronavirus può essere considerata come il Cigno Nero del 2020; infatti, nonostante una simile minaccia fosse stata prevista da molti, essa ha comunque colto alla sprovvista il mondo intero. L’impatto sui mercati finanziari è stato devastante, con gravi ripercussioni sull’economia globale; molti indici hanno subito un crollo paragonabile o superiore a quello registrato durante la grande crisi finanziaria del 2008, bruciando in poche settimane i guadagni di mesi o anni.
Allo stesso tempo i lockdown, più o meno rigidamente imposti dai vari Paesi per cercare di rallentare l’avanzata del virus, hanno portato ad una forte riduzione dei consumi, con ripercussioni sul livello occupazionale e sull’economia reale. Le richieste di disoccupazione negli Stati Uniti sono schizzate alle stelle, raggiungendo livelli superiori a quelli registrati durante l’ultima crisi finanziaria. La ripresa appare lenta, e per tornare ad avere una parvenza di normalità ci vorranno molti mesi.
L’impatto sul Venture Capital
Non tutti i settori e i mercati però sono stati colpiti allo stesso modo: per alcuni di essi questo periodo drammatico può presentare anche numerose opportunità. Uno dei mercati ad aver registrato, in passato, una minore correlazione con la situazione economica è quello del Venture Capital. Storicamente, infatti, è stato osservato come gli investimenti nel Venture Capital durante le crisi finanziarie abbiano avuto un extra rendimento rispetto a quelli nel mercato azionario.
Questo non vuol dire che tale settore sarà del tutto immune alla crisi, ma solo che probabilmente nel medio-lungo termine saprà generare performance superiori rispetto agli altri mercati. Infatti, i fondi di Venture Capital hanno registrato performance più alte proprio quando hanno investito nel momento peggiore di una recessione o nelle fasi iniziali della ripresa, con i multipli più bassi e una minore concorrenza.
Nei prossimi mesi ci si aspetta una contrazione delle operazioni e una riduzione delle valutazioni pre-money, ma i fondamentali del mercato del Venture Capital continueranno ad essere solidi. Infatti, il 2019 è stato un anno record sia per il mercato statunitense che per quello europeo, e il sentiment generale tra gli operatori è che, nonostante la crisi attuale, per i prossimi 12-18 mesi ci sarà ancora molto capitale disponibile per gli investimenti, seppure con una certa polarizzazione degli stessi verso alcuni settori specifici.
L’illustrazione seguente (Fonte: Dealroom) mostra le previsioni sul possibile impatto della crisi attuale sui diversi settori di mercato.
I prossimi mesi saranno critici per molte startup, con numerose richieste di ricapitalizzazione e modifiche al proprio business plan. Il 40% di esse, secondo uno studio condotto nei Paesi Bassi, sarà costretto a ridurre la propria forza lavoro e, se non adeguatamente supportata con appositi incentivi fiscali, terminerà la cassa entro 3 mesi.
Tuttavia, questa situazione non sarà generalizzata: infatti, all’interno dell’ecosistema startup stanno emergendo con forza i grandi vincitori di questa crisi, aziende che rivoluzioneranno il futuro trasformando le nostre abitudini. Stiamo parlando di tutte quelle startup focalizzate sullo sviluppo di soluzioni legate all’online learning, allo smart working e alla digital health.
In quest’ultimo caso, senza dubbio l’impiego più promettente riguarderà nella fase attuale il contesto della life science. Le potenzialità di crescita del settore sono legate allo sviluppo di sistemi per il tracciamento dei malati di Covid-19 al fine di prevenire futuri focolai (si pensi allo sviluppo di app dedicate in Cina e Corea del Sud). Tuttavia, il digital health potrà anche essere utilizzato per l’assistenza di tutti quei pazienti affetti da malattie croniche e per il monitoraggio della popolazione anziana.
Come facilmente intuibile, in questi mesi di lockdown ha avuto una grande crescita anche il settore dell’e-commerce, con alcune startup che hanno registrato una crescita vicina al 200%.
In generale, l’innovazione tecnologica rimarrà un fattore di produttività per i consumatori e le imprese, e rappresenterà il motore alla base della creazione di valore. Infine, non bisogna dimenticare che alcune delle più grandi società di oggi, come Whatsapp e Uber, sono state fondate nel pieno della crisi del 2008 o comunque in periodi di downturn economico.